Ringrazio Giorgio Benvenuto per questo ottimo contributo che impreziosisce questo portale. Buona lettura!
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Oggi 5 marzo la Uil compie 71 anni, una bella età per un sindacato che non li dimostra e che grazie all’impegno di generazioni di dirigenti, quadri e militanti sindacali è in grado di non commemorarsi ma di proporsi per le sfide che attendono questo nostro Paese.
La Uil, oggi possiamo sostenerlo con ragione, non fa parte tanto delle scissioni sindacali del secondo dopoguerra, quanto di una scommessa laica e socialista che senza iniziali appoggi e molte ostilità ha dimostrato la sua validità ed è stata utile alla evoluzione dell’intero movimento sindacale.
Gli inizi furono un esempio di coraggio che rasentò la temerarietà. La guerra fredda aveva determinato uno scenario del confronto-scontro politico sociale che non ammetteva la presenza di terze forze ma si esauriva in una contrapposizione fra due blocchi, quello filooccidentale dominato dagli Usa e quello comunista raccolto attorno allo stalinismo. E i fondatori della Uil che volevano rappresentare un’area laica e socialista, autonoma, decisa a svolgere un ruolo di cerniera a sinistra, si trovarono praticamente isolati. Ma impedirono un bipolarismo senza possibilità di comunicazione fra le forze sindacali e nel mondo del lavoro. Non a caso furono proprio gli americani a spingere perché quei sindacalisti, repubblicani, socialdemocratici e socialisti del Psu confluissero nella Cisl e non compresero quella che secondo loro era una…stravaganza, fino ad osteggiare i primi anni di vita di quel sindacato.
Possiamo anzi dire che quell’errore di valutazione non condizionò l’impegno dei costruttori della Uil e che la loro convinzione di non comportarsi da forza minoritaria ma da confederazione in grado di esprimere una linea riformatrice finì per aprire nuovi orizzonti di dialogo nel movimento sindacale e nella società. In questo, curiosamente, fu convergente negli anni ’60 la vocazione unitaria in campo cattolico delle Acli di Livio Labor. Perché al dunque proprio la “terza” confederazione e la competizione che si aprì dette cittadinanza a momenti importanti di unità di azione ed a scelte nuove della contrattazione. Un mutamento che sgretolò la cristallizzazione delle divisioni sindacali e permise a tutti di cogliere i mutamenti profondi che la nuova società industriale italiana produceva creando le condizioni per rotture impensabili rispetto al passato sul piano dei diritti del lavoro, ma pure del costume, della partecipazione d masse di lavoratrici e lavoratori alla vita sindacale. Processi che si orientarono poi verso la grande stagione dell’unità sindacale. Unità e autonomia per la Uil furono valori costanti della sua azione e rimangono oggi vitali più che mai per affrontare i problemi economici e sociali. Ma c’è anche dell’altro: di recente l’Ilo ragionando in un suo rapporto sulle prospettive sindacali indicava quattro possibili sbocchi. Fra di essi, il quarto, sosteneva che il sindacato avrebbe potuto rivitalizzare il suo ruolo occupandosi dei lavoratori anche in quanto cittadini. Nel suo cammino, ormai lungo, la Uil questa idea l’aveva lanciata già negli anni ’80 con il sindacato dei cittadini. Perché essa oggi potrebbe nuovamente avere attualità e utilità? Ma perché di fronte alle trasformazioni del mondo del lavoro e delle tecnologie, il lavoratore è sempre più solo con i suoi problemi di adattamento, mentre diritti che sembravano acquisiti per sempre si sfarinano in una società che cambia in continuazione. Certo, per imboccare quella strada occorre una forte spinta unitaria ed una capacità nuova di tutelare molte più figure professionali e precarie del mercato del lavoro. Ma è come dire che-…la scommessa del 1950 continua e diventa, questo è l’auspicio, sempre più patrimonio comune di un forte movimento sindacale unitario.
Giorgio Benvenuto