Intervento tenuto in data 26 novembre 1996 (seduta N. 102) ” Svolgimento di interpellanze e interrogazioni. – Seguito della discussione e approvazione della proposta di legge di modifica delle norme sulla ineleggibilità dei magistrati in caso di scioglimento anticipato delle Camere (A.C. 2638) (Esame articolo 1; dichiarazioni di voto e votazione finale). – Deliberazioni sulla sussistenza dei presupposti costituzionali dei disegni di legge di conversione del DL 504/96 in materia di diritti di partecipazioni azionarie dello Stato liquidatorie dell’EFIM (A.C. 2614 approvato dal Senato) e del DL 510/96 in materia di lavori socialmente utili (A.C. 2698 approvato dal Senato). – Discussione e approvazione del disegno di legge di conversione del DL 504/96 in materia di diritti di partecipazioni azionarie dello Stato liquidatorie dell’EFIM (A.C. 2614 approvato dal Senato) (Discussione sulle linee generali; replica del relatore e del Governo; esame articoli; dichiarazioni di voto e votazione finale). “.
“GIOVANNI PITTELLA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, desidero illustrare brevemente la mia interpellanza sebbene i suoi contenuti si riferiscano ad una problematica analoga a quella già trattata dal collega Cappella. Per la verità, la mia interpellanza cadeva temporalmente nella fase immediatamente antecedente la Conferenza sull’occupazione di Napoli e seguiva il varo del patto per il lavoro, nel quale si parlava del contratto d’area e dell’individuazione delle aree di crisi. In quei giorni comparvero sui giornali nazionali alcune mappe che indicavano le regioni – o le aree di regioni – riconducibili alla definizione di aree di crisi, nelle quali quindi poteva essere applicato il contratto. Presentai allora l’interpellanza in oggetto per capire come mai in queste mappe non fosse compresa la regione Basilicata e per quale motivo questa regione, che pure conosce indici altissimi di disoccupazione e di forte tensione sociale, non rientrasse nei criteri e nei parametri che il Governo ritiene debbano essere presi in considerazione per l’individuazione di aree di crisi. Questo è un problema specifico sul quale farò alcune considerazioni. Vi è poi il problema generale che ha già trattato l’onorevole Cappella, in ordine al quale intendo sottolineare alcune riflessioni. Vengo al problema specifico. Se l’esclusione della Basilicata – mi rivolgo all’onorevole Sales, il quale si farà certamente carico di riferire la questione al Governo – è motivata dal fatto che in quella regione intervengono i contratti di programma relativi alla FIAT e alla Natuzzi, questa ragione non è dal sottoscritto ritenuta sufficiente, almeno per due motivi. Il bacino di ricaduta occupazionale della FIAT e della Natuzzi interessa solo in parte la Basilicata ed in gran parte la regione Puglia; in secondo luogo la FIAT e la Natuzzi hanno effetto sul versante occupazionale e dello sviluppo soltanto di aree limitate della stessa Basilicata, lasciando scoperto un intero territorio che abbraccia la vai d’Agri, il Lagonegrese, la montagna materana, la dorsale del sisma del 1980 che, lo ripeto, conoscono indici elevatissimi di disoccupazione e di sottosviluppo.
Se queste sono le ragioni, non tengono! Di fronte al declino industriale in Basilicata e al fallimento della industrializzazione successiva al terremoto del 1980 (il sottosegretario Sales ricorderà l’articolo 32 della legge n. 219) non si possono non riconoscere alcune aree della Basilicata come zone di crisi, nei confronti delle quali è quindi applicabile il cosiddetto contratto d’area.
La seconda questione più generale si richiama ai problemi posti in precedenza dall’onorevole Cappella e ai quali il sottosegretario Sales ha fornito risposte che io giudico importanti e positive. Telegraficamente voglio dire che è necessario realizzare una selezione degli strumenti o quanto meno una chiarificazione nell’applicazione degli stessi (e sul punto è stata esauriente la risposta del sottosegretario Sales). È necessario arrivare ad una valorizzazione dello strumento del patto territoriale: quest’ultimo ha rappresentato per le realtà meridionali l’introduzione di una cultura, di una filosofia nuova di intervento. Non dimentichiamo che le realtà meridionali sono state abituate sul piano culturale ad interventi dall’alto di tipo assistenziale, alla cultura dell’attesa e della rassegnazione che ora è andata ad impattare con una filosofia e con una cultura del tutto nuove: quelle della concertazione e del protagonismo dal basso. Quale è stata la risposta dopo i primi tempi difficili? La risposta è stata oltremodo positiva e addirittura sorprendente. Vi è stato un notevole protagonismo da parte delle realtà meridionali, con una produzione di idee progettuali positiva, anche se sul piano dei singoli interventi andrà verificata la loro validità. Tuttavia, non v’è dubbio che, se in regioni come la Calabria, la Basilicata e la Puglia si sono unite le forze locali contando anche sulla disponibilità dei privati ad intervenire con risorse proprie, questo è il segno di una vitalità di tipo culturale assolutamente nuova per le popolazioni meridionali. Ebbene, che cosa facciamo dopo aver alimentato questa nuova cultura? Ci fermiamo perché dobbiamo privilegiare il discorso dei contratti d’area? Credo che se andassimo in questa direzione daremmo un segnale pericoloso di schizofrenia che il Governo deve assolutamente evitare. E allora, concludendo, l’onorevole Sales ha già annunciato la presentazione di un emendamento sul collegato; successivamente il Governo procederà alla individuazione delle aree di crisi. Ebbene, chiedo al sottosegretario di farsi portavoce delle ragioni per le quali la Basilicata, o parte di essa, può essere riconosciuta area di crisi. Ribadisco poi la necessità di arrivare ad una chiarificazione e ad una selezione degli interventi, di sostenere i patti territoriali e di prevedere per questi anche i meccanismi semplificativi che si utilizzano per i contratti d’area. Credo che almeno la parte della semplificazione possa essere applicata nell’ambito dei patti territoriali.
GIOVANNI PITTELLA. Desidero esprimere la mia forte soddisfazione per la risposta del sottosegretario Sales, al quale voglio anche rivolgere un ringraziamento ufficiale per essere stato l’esponente di Governo che ha mostrato primaria attenzione nei confronti dell’opportunità offerta dal petrolio nell’area della Val D’Agri lagonegrese. Un’opportunità incomprensibilmente trascurata dal Governo, dagli organi d’informazione e probabilmente dallo stesso Parlamento. L’onorevole Sales ha costituito presso il Ministero del bilancio una task force che sta lavorando in maniera efficace alla redazione del protocollo d’intesa. Vorrei pertanto pregare il sottosegretario di convocare questa task force per la riunione conclusiva, in modo che per il 31 dicembre 1996 si possa siglare il protocollo d’intesa.”
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