Con Romualdo Coviello se ne va un politico di razza, oltre che un economista competente e un meridionalista militante.
Un uomo grintoso, mai arrendevole, capace di convincere con una tenacia mai doma, anche i più riottosi e riluttanti.
Un uomo che studiava e argomentava, e conosceva il territorio come pochi altri.
Con lui ho condiviso una lunga esperienza in Consiglio Regionale e soprattutto una campagna elettorale e poi una esperienza parlamentare nel 96 quando Romualdo fu candidato con l’Ulivo al Senato nel collegio della Val d’Agri Lagonegrese ed io alla Camera.
Agimmo in coppia e fu una campagna elettorale durissima e bellissima.
Allora il cittadino elettore poteva scegliere e affidó ad entrambi una fiducia con oltre il 50 per cento dei voti.
Rimasi colpito non solo dalla conoscenza dei territori delle persone e dei temi che Romualdo aveva, ma dalla capacità di trasformare le criticità in opportunità.
Ricordo perfettamente quando riuscimmo a trasformare l’ostilità contro il Parco in una posizione costruttiva.
E spiegammo convincendo anche i più refrattari che il Parco se gestito bene e con norme non ostili alle attività umane sostenibili, sarebbe stata una opportunità.
E così sul tema petrolio: non petrolio si o petrolio no, ma quanto da estrarre senza minare il territorio e con quali ricadute per la Basilicata.
Seguí un’attività parlamentare intensa con in particolare l’intesa Stato-Regione che affermò il principio che non subivamo decisioni calate dall’alto ma le costruivamo insieme in un quadro di compatibilità.
Poi il mio salto a Brussels ha reso la nostra collaborazione e il nostro confronto meno continuo e meno forte.
Ma il mio affetto e la mia amicizia, la stima per Romualdo da parte di tutta la mia famiglia, sono rimaste intatte.
Addio grande lottatore!