Ma riflessione per il mio blog su huffingtonpost.it buona lettura
In queste settimane che precedono l’insediamento di Joe Biden in America, monta il dibattito sull’influenza che esso avrà sugli scenari geopolitici ma anche sulle sorti del rilancio possibile delle forze progressiste nel mondo.
È un dibattito sempre frequente, ogni qual volta cambia di segno la leadership in Usa o, in aggiunta come in questo caso, quando emerge una figura nuova alla guida dei laburisti nel Regno Unito, come Keir Starmer.
Lo scrivo subito: va rifuggito ogni facile automatismo, ogni elezione, ogni Paese sono una storia a sé. Ma oggi più di ieri intravedo sussistere condizioni favorevoli perché si risvegli quella moltitudine di forze di radice progressista, socialista, riformista, ambientalista e liberaldemocratica, rimaste silenti troppo a lungo anche perché senza pensiero attualizzato, cioè senza la capacità di dare linfa a quelle radici dinanzi alle grandi sfide del tempo presente.
L’ultima rielaborazione programmatica a sinistra fu proprio la fortunata, quanto a vittorie elettorali, terza via di Blair e Clinton, discutibile però negli approdi, o meglio nella premessa che fu alla progressiva divaricazione sociale tra vincenti e perdenti della globalizzata società della conoscenza.
Ci separa un tempo ormai lungo da quei giorni e ogni scorciatoia che la richiami oggi attribuendo a Biden ambizioni neoterziste appare politicamente sbagliata.
La via maestra oggi è ritrovare la via di un nuovo modello di sviluppo sostenibile rimodellato da transizione energetica/economia verde, sicurezza sociale e sanità pubblica e gratuita per tutti, lotta ai paradisi fiscali e tassazione dei giganteschi profitti finanziari (concentrandosi sull’utilizzo dati da parte delle multinazionali delle piattaforme del web), istruzione e ricerca scientifica di base, redistribuzione della ricchezza verso i ceti più deboli e della classe media impoverita in occidente e una politica di sostegno allo sviluppo delle aree del mondo dimenticate.
Queste sfide così importanti richiedono un approccio totalmente diverso ai problemi anche dal punto di vista geopolitico e delle alleanze internazionali.
Il multilateralismo sostituirà isolazionismi di maniera e la lotta per una globalizzazione più equa e responsabile e la salvaguardia della democrazia liberale richiederanno in tutto l’occidente unità e dialogo contro i muri del nazionalismo politico.
Sarebbe una cosa straordinaria se all’inizio del 202, il Partito socialista Europeo si facesse promotore di un forum mondiale su questi temi aperto alle personalità e alle forze della cultura progressista mondiale, senza dividersi su approcci e schemi del passato ma ragionando su come dare vita concreta al sogni di un mondo più giusto, più democratico, più unito.