Il Sindaco di Lauria ha scritto al Presidente nazionale dell’ANCI On. Antonio Decaro perché le imprese che realizzano interventi di reti tecnologiche garantiscano il ripristino dei luoghi dove gli interventi sono stati effettuati.
Di seguito il testo integrale.
Gentile Presidente, caro Antonio, ti scrivo per rappresentarti una situazione che sta mettendo in imbarazzo il sottoscritto e, sicuramente, tanti altri sindaci.
Come è noto, l’Italia si sta adeguando agli standard di connessione internet del resto d’Europa e questo processo è iniziato da alcuni anni; le diverse compagnie di gestione telefonica stanno chiedendo ai Comuni di attraversare il loro territorio con scavi per consentire il passaggio dei cavi a fibra ottica che sicuramente miglioreranno le connessioni internet ma altrettanto sicuramente stanno peggiorando lo stato del manto stradale delle strade che attraversano, rendendolo più pericoloso.
Ricevo spesso segnalazione da parte di cittadini letteralmente infuriati per la maniera in cui le varie imprese incaricate dalle società di gestione telefonica (TIM, Open Fiber, Fastweb, Vodafone, ecc.) operano e, soprattutto, per lo stato precario in cui lasciano la pavimentazione stradale a fine intervento.
Gli uffici tecnici comunali, seppur con difficoltà, cercano di seguire i lavori, chiedendo alle imprese di ripristinare gli scavi secondo il regolamento comunale ma, puntualmente, si sentono rispondere che i ripristini sono disciplinati dal cosiddetto “Decreto Scavi” (DM 1 ottobre 2013) che riguarda, tra l’altro, anche la rete stradale gestita dai Comuni.
Detto decreto prevede che la posa delle infrastrutture digitali possa avvenire attraverso differenti metodologie di scavo, introducendo accanto allo scavo tradizionale metodologie a limitato impatto ambientale (perforazione orizzontale e minitrincea) che favoriscono lo sviluppo digitale sull’intero territorio.
Ebbene, senza voler entrare nel merito tecnico, ciò che mi preme sottolinearti è proprio la modalità di ripristino delle perforazioni che non sono rispettose del regolamento comunale e si limitano a coprire giusto la larghezza dello scavo. Da ciò deriva, inevitabilmente, un approssimativo ripristino che crea sconnessioni della pavimentazione stradale, con conseguente pericolo per i pedoni e per gli automobilisti.
Non è certamente mia intenzione ostacolare il progresso tecnologico di cui sono fiero portavoce a tutti i livelli, ma non posso tacere una situazione spiacevole per la quale sento il dovere di fare qualcosa.
Come ANCI, caro Antonio, dobbiamo richiedere con forza la modifica del Decreto Scavi e di tutte le sue eventuali modifiche ed integrazioni, non già nella parte che riguarda le modalità di perforazione quanto in quella che disciplina i ripristini. Non è accettabile che le società di gestione telefonica arrivino da padrone nei nostri territori, già duramente provati dal dissesto idrogeologico, in nome di uno sviluppo tecnologico che non mira certamente a mortificare i Comuni.
Sono certo che insieme potremo ottenere le modifiche dovute, senza compromettere la nobile finalità della Legge che, come sempre, opera per il bene della comunità.