La schiena appena ricurva ma gli occhi penetranti giovani luminosi, a 84 anni continua a sorprendersi, emozionarsi, combattere con il fascino profondo della poesia che è nel suo cuore.
Maratea, regina di un tramonto tra i più belli, lo esalta, lo incastona come pietra preziosa della cultura italiana e mondiale, con centinaia di brillantini rarissimi quante sono le canzoni che lui ha scritto e che risuonano indimenticabili, parola, per parola, nella mente di tutti.
E’ qui in Lucania di cui ammira la natura pressocché incontaminata, e il suo essere se stessa quasi insonorizzata rispetto all’usura del tempo e dei cambiamenti, grazie alla iniziativa di Antonio Colangelo e Gianfranco Blasi che ci e gli regaleranno una serata magnifica.
Tra le persone più belle che io ho conosciuto c’è lui, Giulio Rapetti Mogol. Lo conoscevo già in realtà. Lo conoscevo attraverso Una lacrima sul viso, 29 settembre, Un’avventura, Il mio canto libero, Emozioni, Sì viaggiare, Celeste nostalgia, Mediterraneo e Oro del nostro conterraneo Mango, e mille altri brani che ora non mi vengono in mente che mi, ci hanno fatto innamorare, commuovere, sentire la vita scorrere.
E poi l’ho conosciuto in persona e prima di tutto gli ho chiesto come un bambino quale fosse il suo brano preferito e lui, per nulla scocciato per la domanda che gli avranno posto in migliaia, mi rispose: Anche per te.
E io pensai alle tre donne della canzone cui Battisti diede straordinaria unica voce e quanto queste donne siano presenti nella vita di ciascuno di noi.
Come è stato che mi sono ritrovato il Maestro Mogol da me in Senato?
Come un giovane sindacalista, era venuto a perorare le ragioni degli autori, degli artisti, dei creatori di genio.
E qui vengo al privilegio di chi prova umilmente a svolgere l’impegno di legislatore, nel mio caso oggi in Senato dopo una vita nelle istituzioni europee.
La commissione politiche europee del Senato ha inteso affidarmi il ruolo di relatore della legge di delegazione europea, l’attuazione cioè di trentatré direttive di Bruxelles che regolano settori cruciali nelle nostre vite di cittadini, professionisti, agricoltori, utenti e artisti.
Una di queste direttive è quella sul diritto d’autore, un provvedimento tanto prezioso perché possiede una delicatezza e una rilevanza straordinarie per un Paese come il nostro e per il suo patrimonio culturale e creativo.
L’Italia è infatti uno dei principali produttori mondiali di contenuti culturali, un’eccellenza da salvaguardare e tutelare con cura.
In Europa tra marzo e aprile del 2019 il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un faticoso accordo, un equilibrio non facile tra i diversi interessi ed è stata approvata la cd. Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale.
Quali sono questi interessi contrapposti ma non inconciliabili su cui la direttiva europea incide?
Da una parte, bisogna difendere, come dicevo, il patrimonio di conoscenza generato dai nostri artisti e dai nostri giornalisti, dai produttori cioè di contenuti culturali. Dall’altra parte, è fondamentale intaccare il meno possibile la libera circolazione delle idee che è caposaldo democratico della rete, di internet, fin dalla sua nascita e senza cui oggi non saremmo tutti più liberi e più informati.
In sintesi, una contrapposizione tra libertà di informazione, di comunicazione e di condivisione e il diritto al riconoscimento e alla valorizzazione della propria opera d’ingegno.
Io penso che l’equilibrio aggiunto in sede europea vada salvaguardato anche in Senato ed è questo ciò di cui abbiamo discusso col Maestro Mogol nel mio ufficio.
Questa sera (ieri sera, per chi legge) possiamo dirlo all’unisono qui a Maratea: la legge si farà e l’Italia sarà la seconda nazione europea che si doterà di una norma sacrosanta sul diritto d’autore.
Posso dire però che siamo alle ultime battute e che pertanto, presto, tanti artisti e intellettuali italiani godranno di una protezione e di un ristoro di cui oggi non godono. E se ciò avverrà, lo sarà per il lavoro delle Camere ma anche per la passione con la quale persone come il Maestro Mogol hanno voluto rappresentare la causa dell’arte e della cultura dinanzi al mondo.