Prima Mario Draghi al meeting di CL a Rimini con un intervento efficace e molto duro è tornato sulla questione dell’emissione del debito comune europeo quale strumento che consentirebbe alla zona Euro di emettere titoli di debito e raccogliere provviste finanziarie tra gli investitori di tutto il mondo, come avvenuto per il finanziamento del programma di ripresa e di resilienza dopo il COVID.
Solo attraverso questo strumento ha ricordato Draghi l’Unione Europea potrebbe mettere sul campo 800 miliardi di euro all’anno per finanziare progetti che siano in grado di ridare competitività, coesione all’Unione Europea e fiducia ai cittadini, supporto ai progetti del green deal e anche a quelli legati al digitale e all’intelligenza artificiale e anche agli strumenti capaci di assicurare una politica di sicurezza e di difesa adeguate alle sfide che sono già pericolosamente in campo.
Romano Prodi dopo qualche giorno ha toccato il punto politicamente più significativo e decisivo: il superamento della regola del voto all’unanimità in Consiglio europeo. Noi sappiamo bene che una delle istituzioni dell’Unione Europea, il Consiglio europeo, decide con questa regola assurda, antidemocratica e bloccante, che è la regola dell’unanimità. Questo potere di veto significa che se uno dei leader europei non è d’accordo, blocca l’intera decisione e quindi il Consiglio europeo riesce a decidere solo sulle questioni di poco conto.
Ora alla luce di questi due interventi appare stucchevole la meraviglia di chi si stupisce per l’evanescenza dell’Unione Europea rispetto alle grandi questioni che si sono alimentate con drammaticità anche nel mese di agosto.
La debolezza della UE nasce infatti da queste due questioni irrisolte e non guarirà se questi temi non saranno affrontati positivamente.
Appare pressoché inutile rammaricarsi per le immagini e i contenuti del vertice a Washington a cui hanno partecipato alcuni leaders europei e il presidente Zelensky ospiti del presidente Trump.
O per la evanescenza dell’azione europea rispetto al dramma di Gaza un eccidio quotidiano che riguarda bambini anziani reporters attacchi agli ospedali, un massacro.
Ciò accade poiché l’Unione Europea è mutilata dalle sue regole di funzionamento che impongono l’unanimità e non è in grado di essere a tutto tondo un attore di politica estera, perché devono muoversi in 5 o 6 o 7, non come rappresentanti dell’Unione Europea, ma come leader degli Stati membri mentre invece occorrerebbe avere il ministro degli esteri dell’Unione Europea e della difesa e della sicurezza dotato di poteri di autonomia e autorizzato a parlare a nome di tutta l’Unione Europea.
Su queste questioni bisogna trovare uno sbocco, altrimenti l’Unione Europea rimarrà in uno stato di lenta agonia, non morirà, ma sarà sempre più una confederazione burocratica in grado di erogare un po’ di soldi, sempre meno, e di fare un po’ di azione regolatoria ma non di fare quello che i cittadini vorrebbero e cioè essere davvero un protagonista dei nuovi equilibri mondiali, una garanzia di pace, anche all’esterno dell’Unione Europea e un agente di sviluppo sostenibile.
Prodi ha parlato di referendum, ma occorre dar seguito individuando gli strumenti per realizzare un’idea del genere e chiamando le forze politiche e sociali europee ad utilizzare questi strumenti per ottenere il referendum sulla abolizione del voto alla unanimità.
Una possibilità è l’offerta dalla iniziativa dei cittadini europei (ICE): è lo strumento più forte di democrazia partecipativa. Permette a un milione di cittadini, provenienti da almeno sette Stati membri diversi, di chiedere formalmente alla Commissione europea di proporre una nuova legge o una nuova iniziativa su un tema di competenza dell’UE.
Facciamoci un pensiero… Chi crede all’Europa politica lanci una iniziativa dei cittadini europei, raccolga le firme necessarie e chiami ad esprimersi il popolo europeo sul nodo di fondo che riguarda la vitalità e il futuro della Unione.