I passi da compiere per un’Europa indipendente e all’avanguardia
Dovrebbe essere piuttosto evidente che siamo dentro una fase storica in cui è in atto un tentativo non improvvisato ma lucido di costruzione di un nuovo ordine mondiale le cui redini siano saldamente affidate ad una “compagnia” di autocrati e da potenze finanziarie e digitali che hanno sostituito i vecchi padroni del vapore.
Ciò pone il tema essenziale di come difendere e propagare la democrazia, riformulando regole di funzionamento obsolete e bloccanti, come il voto alla unanimità nel Consiglio Europeo.
E il tema altrettanto importante di come rispondere al declino del globalismo liberista e dell’espandersi di un nuovo protezionismo fondato sui dazi che alterano uno dei pilastri del vecchio ordine mondiale, il libero scambio, le economie aperte.
La prima risposta che la UE deve dare, riprendendo dai cassetti i rapporti che essa stessa ha commissionato a personalità autorevoli come Draghi, è rinvigorire il ruolo direzionale delle politiche pubbliche negli asset strategici dello sviluppo socio economico dell’Europa (AI, sostenibilità ambientale, difesa, produzione industriale, ricerca e innovazione, coesione, politiche per i giovani), e per fare questo serve senza indugio attivare il debito “buono” che procurerebbe una provvista finanziaria di 700/800 miliardi all’anno all’asfittico bilancio europeo.
La seconda risposta concerne la gestione di tutto il dossier relativo ai rapporti commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti d’America che la Ursula von der Leyen, ha venduto come un risultato storico (con dazi reciproci al 15%) ma che altri hanno criticato aspramente definendolo un atto di sottomissione.
A ciò si aggiunga il fatto che dopo aver sottoscritto questi accordi Trump è tornato alla carica, mettendo in discussione l’autonomia dell’Unione Europea a legiferare nel settore digitale, cioè interferendo direttamente e con i suoi modi in una sfera di competenza esclusiva dell’Unione Europea.
La politica commerciale va fatta con la necessaria dignità verso i partner tradizionali e la coraggiosa apertura verso nuovi partner come quelli del Mercosur.
Il terzo elemento è considerare prioritarie le politiche sociali comuni (l’UE non dev’essere soltanto un mercato). L’idea che l’economia unisce i popoli non ha funzionato, se non fino ad un certo stadio dell’integrazione; oggi può funzionare la ripresa e il rilancio del modello sociale europeo.
Infine non va abbandonata la leadership europea sul Green, ciò che va evitato è il furore ideologico perché per costruire una economia verde e un ambiente pulito è più utile il pragmatismo intelligente, la coerenza e la gradualità.
L’Europa deve ridurre la dipendenza in settori strategici come semiconduttori, materie prime critiche e difesa.
Più che aumentare la spesa nazionale sulla difesa occorre, a mio giudizio, attivare una Cooperazione rafforzata tra Come ha detto Draghi non bastano i valori, servono gli atti politici.
Non si può avere una moneta e non sfruttarne tutte le potenzialità.