Il Consiglio europeo ha discusso a lungo dell’idea di costruire un «muro di droni» per impedire i sorvoli russi sui cieli europei. Alla fine, però, sono emerse criticità tecniche che hanno reso l’ipotesi impraticabile. Ma davvero pensiamo che la deterrenza si realizzi soltanto con le armi? Io credo il contrario: una difesa europea va costruita — ma la sua efficacia dipende innanzitutto da decisioni politiche chiare e condivise. L’Europa non diventa più forte armando i suoi confini se non possiede la volontà politica di agire e di farsi riconoscere come attore globale.
Se il Consiglio non riesce ad accordarsi sul prestito di 140 miliardi all’Ucraina perché piccoli Stati pongono ostacoli tecnici, o se leader come Orbán rallentano il processo di adesione proponendo alternative al posto di impegni chiari, quella è debolezza politica che nessun «muro» tecnologico può compensare. La forza di un’istituzione sovranazionale nasce dalla politica: è lì che dobbiamo investire energie, visione e coraggio.
Lo stesso principio vale per la tragedia di Gaza. Siamo a un punto di svolta: l’Unione non può tentennare. Se un governo si è macchiato di crimini inenarrabili, l’UE deve trovare una posizione comune — sanzioni mirate, sospensione di accordi o altre misure — perché non avere attributi politici significa perdere legittimità sul piano morale e geopolitico.
Infine: davanti a un piano che può avere limiti — per esempio l’assenza del riconoscimento dello Stato palestinese — l’UE deve parlare con una voce sola. Il piano, per quanto imperfetto, può bloccare l’eccidio immediato. Rifiutare il “buono” perché non è il “perfetto” significa consegnarsi all’inerzia mentre il prezzo viene pagato dalla popolazione civile. La politica, non la tecnologia, resta la nostra arma più potente.
Sta riemergendo in tutta la sua efferata drammaticità il terrorismo reattivo che viene alimentato dalla mortificazione inaccettabile dei palestinesi .
L’attentato alla sinagoga a Manchester è solo un sintomo di ciò che sta montando: oggi siamo ancora in tempo per fermare il massacro a Gaza e la mala pianta del terrorismo che ha seminato lutti e tragedie in Europa e nel mondo.