Se qualcuno pensa che il tema di Israele sia scomparso dall’agenda del Consiglio informale dell’Unione Europea a causa del cosiddetto “Piano Trump”, accolto con modifiche dal Primo Ministro israeliano, commette un errore.
È vero: esiste oggi un piano di pace, adattato in alcuni punti sensibili, che il premier israeliano ha fatto suo e che i leader arabi del Golfo sembrano aver accettato, seppur con qualche riserva. Ed è vero che, allo stato attuale, questa appare come l’unica strada percorribile per fermare il massacro. Ma non è questo il vero motivo per cui la drammatica questione di Gaza è sparita dall’agenda del Consiglio.
La verità è un’altra.
Il Consiglio, su proposta della Commissione, avrebbe dovuto discutere e approvare misure dirompenti: sanzioni contro i coloni israeliani violenti e contro alcuni ministri radicali ed estremisti, la sospensione dell’accordo commerciale, l’esclusione di Israele dal programma Horizon. Queste erano le proposte destinate al tavolo dei leader europei.
Eppure non se ne parla. Non perché sia in corso un negoziato sul nuovo piano di pace, ma perché manca l’unanimità.
Non c’è unanimità su queste misure, come non c’è sul prestito da 140 miliardi all’Ucraina da finanziare con gli attivi sovrani russi congelati, né sull’avanzamento dei percorsi di adesione di Moldavia, Ucraina e Balcani occidentali. Ci sono governi – pensiamo a Orban – che pongono il veto. E poiché il Consiglio europeo funziona con la regola dell’unanimità, tutto si blocca.
Ecco perché chi, come me, insiste con forza sul superamento del voto all’unanimità non solleva una questione tecnica o burocratica: solleva la prima vera questione politica che l’Unione deve affrontare. Non si può tenere in ostaggio un’intera istituzione perché uno dei 27 Paesi decide di opporsi. Non è democratico, e soprattutto rende il processo decisionale europeo inefficace e irrilevante.
I cittadini europei chiedono un’Unione che decida, che agisca, che sia all’altezza delle sfide. Non accettano che il veto di uno solo paralizzi misure urgenti su questioni cruciali: Gaza, l’aggressività del governo israeliano, il sostegno all’Ucraina, il futuro allargamento a Est e nei Balcani.
Dal superamento dell’unanimità dipende il futuro stesso dell’Unione Europea, e dunque il futuro dei suoi cittadini.