Ho avuto il piacere e l’onore d’intervistare Luigi Zanda, Avvocato e Senatore, con lui ho avuto modo di dialogare su numerosi temi e in particolar modo oltre che di attualità anche della sua nuova iniziativa editoriale “DOMANI” che aprirà le sue porte ai lettori martedì 15 settembre.
Senatore Zanda lei è una autorità politica e istituzionale del nostro Paese, ma è anche un grande uomo di cultura, un appassionato di storia, un manager, e proprio lei è promotore insieme all’Ingegner Carlo De Benedetti della nuova iniziativa editoriale “DOMANI”, un giornale che punta ad essere il riferimento di una vasta area riformista e liberale del Paese. Ci parli innanzitutto del nuovo giornale.
Intanto diciamo che l’uscita di un nuovo giornale è sempre una gran festa democratica. Oggi, in più, la crisi generale dell’editoria quotidiana fa di Domani un’impresa molto ambiziosa, dovuta esclusivamente alla passione di Carlo De Benedetti e al suo desiderio di dare all’Italia un giornale indipendente (sarà di proprietà di una Fondazione), ricco di impegno politico, sociale, economico e culturale. Attento alle disuguaglianze, allo sviluppo che crea occupazione, ai meno fortunati e a tutte le minoranze. Non so se, come lei dice, saremo un punto di riferimento per una vasta area riformista e liberale del nostro Paese. So che quei valori sono per noi molto importanti.
Senatore Zanda lei non è nuovo ad esperienze editoriali e la sua biografia che ho letto con attenzione presenta tante esperienze di carattere manageriale di gestione di iniziative pubbliche e private, che grazie alla sua guida hanno avuto un innegabile successo. Ci vuole parare di quella a cui è rimasto più affezionato?
Sono stato molto fortunato: ho fatto tanti lavori che mi hanno insegnato moltissimo. Lavorare con Francesco Cossiga mi ha insegnato cosa vuol dire senso dello Stato nell’attività quotidiana di governi difficili. All’IRI ho capito molto della presenza dello Stato in economia. Con Carlo Caracciolo ho visto da vicino il lavoro di un grande editore. Con Eugenio Scalfari ho potuto osservare il genio giornalistico.
Al Venezia ho imparato cosa significano la complessità dell’ambiente, dell’idraulica, assieme alla delicatezza della prima delle città d’arte.
Lottomatica mi ha messo vicino all’Europa e al suo ordinamento giuridico. Il grande Giubileo del 2000 mi ha fatto capire molto del governo di una grande città e dell’impatto di un grandissimo evento. Assieme, naturalmente, alla delicatezza delle relazioni con la Santa Sede.
Per fortuna Roma aveva Francesco Rutelli, un grande sindaco. Alla Rai ho conosciuto il difficile mondo della televisione e ho sentito il peso fastidioso della politica.
Mi creda, il bilancio della mia vita professionale è ancora più ricco di quel che le ho sintetizzato. È un bilancio che considero buono.
Poi la politica, quella con la P maiuscola e le istituzioni…giovanissimo al fianco di Francesco Cossiga, poi tesoriere nazionale del PD prima con Veltroni e poi con Zingaretti, presidente dei senatori del PD nella scorsa legislatura…cosa è stata per lei la politica e come è stato diverso fare politica dal fare il manager…
Tutti facciamo politica con le nostre scelte quotidiana, con il nostro voto alle elezioni, con le nostre inclinazioni culturali, con la nostra presenza sociale. Poi, però, c’è l’impegno politico nei partiti, in Parlamento, nei campi intermedi. È un’altra cosa. È una battaglia continua. Quando la battaglia è sull’idee, mi piace molto. La considero la punta più alta delle attività dell’uomo.
Per questo è sempre doloroso vederla vissuta male, infettata dalla corruzione, dalle tattiche di potere, dagli interessi personali, dall’ignoranza.
Lei ha attraversato la prima, la seconda, la terza e ora la quarta repubblica, ci dia un giudizio storico e politico sulle varie fasi della democrazia italiana… si stava meglio quando si stava peggio???
Non è passato tutto il tempo che serve per dare un giudizio serio sul passato della Repubblica. Posso dire che nei primi decenni della sua storia repubblicana l’Italia ha retto bene sia come struttura dello Stato, sia come sviluppo economico e sociale, sia come livello della classe dirigente.
Peccato che in quegli anni non si siano fatte le riforme di cui oggi abbiamo bisogno, peccato che si sia accumulato un debito pubblico spaventoso, peccato che non sia stata coltivata una nuova classe dirigente all’altezza della dimensione e della complessità dei problemi del terzo millennio.
Zanda, la pandemia, il Governo Conte, l’alleanza tra PD e Cinque stelle, il futuro…
Oggi nessuno può fare previsioni sul futuro. Neanche del futuro prossimo. Aspettiamo la riapertura delle scuole, il risultato delle elezioni e del referendum, l’esito dei rapporti con l’Europa sul recovery fund, l’evoluzione del travaglio interno dei partiti. Poi, forse, potremo immaginare il futuro.
Una domanda sul referendum sul taglio dei parlamentari e sul ruolo del Parlamento in Italia, la sua voce è stata una delle poche a levarsi per denunciare il rischio di indebolimento del ruolo del Parlamento Italiano…. Cosa vota Luigi Zanda al Referendum?
Voterò così come deciderà la Direzione del mio partito. Il PD ha organi democratici dove si vota e si decide. Io non ho mai votato in dissenso dalla linea del mio partito. Ma in Direzione prenderò la parola e sosterrò le ragioni del NO. Senza i necessari bilanciamenti, la riduzione dei parlamentari non è una riforma, ma diventa un mero taglio di spesa pubblica e una riduzione del peso del Parlamento.
Grazie Senatore per la sua intervista, vuole rivolgere un messaggio ai nostri visitatori? Vuole dirci con poche parole perché i nostri visitatori dovrebbero abbonarsi al suo giornale?
Perché Domani non ingannerà mai i suoi lettori. Esporrà sempre con chiarezza le sue posizioni, non si nasconderà dietro paraventi, fornirà le informazioni a cercherà sempre di interpretarle, analizzarle, comprenderle. Per ogni cittadino che vuole trovare tutti i giorni, online e in edicola, un compagno di strada leale, costruttivo, completo, Domani diventerà presto indispensabile.