L’onorevole Pino Pisicchio e’ una personalità’ del mondo politico, accademico e culturale italiano.
Parlamentare nazionale ed europeo di lunghissimo corso, democristiano non pentito, preside universitario di diritto pubblico comparato, scrittore di vari libri, grazie onorevole per aver accettato il nostro invito.
E’ un piacere poterla intervistare.
Partiamo da un suo giudizio sul nuovo quadro politico emerso dalle elezioni:
Risposta:
La cosa che dovrebbe destare meraviglia di quest’ultima tornata elettorale e che invece è passata sotto silenzio è che, salvo qualche piccola variazione- riferita soprattutto all’esito del Movimento Cinque Stelle- i risultati elettorali sono perfettamente sovrapponibili ai sondaggi che circolavano già nel mese di luglio. Insomma, è come se la campagna elettorale non ci fosse mai stata. E infatti non c’è stata, salvo qualche “pastone” in par condicio nei tg e qualche grugnito antagonista sparso qua e là, ha funzionato l’effetto “bandwagon” della Meloni trionfante e l’effetto “pulviscolo stellare” prodotto da tutti gli altri, PD in testa. Contenuti e programmi zero. L’homo consumers, che ha preso il posto dell’homo politicus, ha scelto il brand più gettonato al momento. L’esito, largamente annunciato, è dunque quello che vede per la prima volta nella storia repubblicana l’egemonia del “polo escluso”, del soggetto politico estraneo al patto costituzionale. E sarebbe pure un evento rimarchevole, se questa destra decidesse di fare la sua Bad Godesberg dicendo al mondo che si sente estranea alla cultura missina e, invece, vicina alla Destra Storica italiana, per capirci alla destra di Cavour. Sarebbe importante. Aspettiamo fiduciosi.
Domanda:
Ma c’è’ un tema secondo lei di riforma della legge elettorale e di risistemazione del Parlamento dopo il taglio dei deputati e senatori?
Risposta:
Il tema della riforma elettorale è decisivo. I seicento che occupano i larghi scranni di Montecitorio e Palazzo Madama, sono estranei al corpo elettorale ed al paese e dipendono direttamente dal capo-bastone che li ha cooptati. Questo è in aperto contrasto con l’art. 48, che proclama la libertà di voto e con l’art.67 della Costituzione, che fa ogni parlamentare libero dal mandato imperativo, che è quello che invece viene imposto dal compilatora della lista. Insomma: invece di essere servitore della nazione, il parlamentare è suddito del leader a cui deve l’ingresso nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama. Se il Parlamento negli ultimi decenni ha visto scemare il suo ruolo in favore del Governo è proprio perchè i parlamentari sono diventati sempre meno liberi, prigionieri dei padroni del vapore. E se i cittadini si allontanano sempre più dalle urne è perchè viene a loro preclusa la possibilità di scegliere il proprio candidato. Abbiamo proposto una petizione popolare per chiedere al Parlamento di cancellare questo furto di libertà compiuto ai danni dell’elettore, restituendogli la possibilità di scegliere il proprio candidato. la raccolta delle firme è cominciata da pochissimi giorni poggiando sul passaparola di persone sensibili al tema e già sta raccogliendo tante adesioni. Nascono comitati regionali e provinciali in tutto il territorio. C’è molta attenzione in giro: i cittadini non sono affatto rassegnati: è un buon segno.
Domanda:
Anche dal suo osservatorio di esperto di diritto internazionale, come vede questa guerra interminabile della Russia contro la Ucraina ?
Risposta:
Il diritto internazionale cataloga quello che sta succedento alle porte dell’Europa come atto di aggressione da parte della Russia compiuto ai danni di uno stato sovrano, l’Ucraina: su questo non ci piove. Dunque chi sono i “buoni” e chi “i cattivi” si capisce. Magari sarebbe da chiedere a noi europei e a noi occidentali come mai ce ne accorgiamo solo oggi quando già nel 2014 la Russia era penetrata in quei territori facendo anche annessioni (Crimea) senza che nessuno battesse ciglio. E’ difficile mantenere alti standard di credibilità quando ci si accorge delle guerre solo quando ci danneggiano direttamente… Allo stato dell’arte mi pare che le vie diplomatiche potrebbero mettersi in moto seriamente soltanto se America e Cina decidessero veramente di sedersi a tavolino per ragionare sui nuovi equilibri mondiali, passati 77 anni da Yalta e 33 dalla caduta del muro di Berlino. Se questa intesa ci fosse, non solo finirebbe la “guerra dietro casa”, ma lo zar Putin sarebbe veramente nudo: si capirebbe, finalmente, che la grandeur della Russia è una fiction e chi comanda nel quadrante asiatico sta molto più ad est. Peccato, però, che a quel tavolo non riescirebbe a sedersi un’Europa che continua a somigliare a quella che Kissinger cercava sull’elenco telefonico , non riuscendo, ovviamente, a trovarla.
Domanda:
E’ un momento di svolta , dopo il Covid e dopo la guerra nulla sarà’ come prima.
A suo giudizio quale sarà il nuovo paesaggio mondiale dopo queste terribili e imprevedibili emergenze ?
Risposta:
In parte ho già risposto. Io vedo nell’assetto mondiale un assetto bipolare, USA-CINA. Mi sentirei più tranquillo se il rapporto fosse a tre, con l’Europa come terzo soggetto. Ma occorrerebbe fare parecchio di più: difesa comune, assetto fiscale comune,politica estera comune, governo eletto dai cittadini europei eccetera. Insomma: proiettarsi verso un assetto federale e non rimanere in mezzo al guado così come siamo oggi. Bisogna rivedere i trattati stracciando il diritto di veto che su tutte le questioni rilevanti ogni paese membro continua ad esercitare bloccando ogni evoluzione. Insomma, fino a che non raggiungeremo questa maturità istituzionale e politica, rischiamo di continuare a fare le comparse. Bisogna riprendere il bandolo della matasa dall’Europa per riaggiustare l’equilibrio mondiale.
Domanda:
On . Pisicchio concludiamo con i suoi libri che sono una delle sue grandi passioni …
Risposta:
Considero la scrittura la dimensione espressiva a me più congeniale. Se avessi cominciato a scrivere il mio primo libro a 1 anno potrei dire che oggi ho allineato una produzione di libri più numerosa dell’età che ho. C’è dentro tutto: ovviamente monografie scientifiche, ma anche molta saggistica, politica ma non solo, letteratura, tre romanzi gialli, sei plaquettes e raccolte di poesie. L’ultimo è un “non-manuale”, dal titolo “la politica come mestiere”edito da Rubbettino. ” Mestiere” e non professione come dice Max Weber, perchè nel mestiere c’è un che di artigianale, di umano, di empatico: l’artigiano rinascimentale era un gradino sotto all’artista e qualche volta si confodeva con esso. Ecco: secondo me il “politico” che è persona privilegiata, perchè svolge un servizio altissimo nei confronti della comunità, deve tornare ad essere un artigiano. Come un ciabattino o un panettiere: deve conoscere bene il suo cliente e preparargli le scarpe giuste e il pane migliore. Quello profumato che sa di cose buone…
Grazie ancora per questa bellissima chiacchierata.