Parere da me presentato e in questo momento approvato dalla commissione finanze sul recovery fund
Atto n. 572 – Proposta di parere – 6 ottobre 2020
La Commissione, esaminato per le parti di competenza il documento in titolo,
Premesso
che l’economia italiana, a fronte della sua mai smarrita vocazione manifatturiera e all’export, cresce negli ultimi due decenni la metà dei paesi europei e subisce un calo del PIL reale, che nel 2019 era ancora inferiore di quattro punti percentuali rispetto al 2007. La crisi ingenerata dall’emergenza sanitaria e dalle misure per contenere la diffusione della pandemia da Covid-19, rende la nostra economia di mercato ancora più fragile e approfondisce limiti che storicamente frenano la creazione di ricchezza, quali l’inefficienza della pubblica amministrazione, la propensione alla posizione di rendita e allo sfruttamento di condizioni tutelate da parte degli attori economici, la pervasività di organizzazioni economiche parallele a base criminale, la diffusione di comportamenti sociali lesivi del senso di comunità, la perdita di controllo del territorio rispetto al dissesto e al rischio sismico, la fragilità della finanza pubblica;
dato atto al Governo di uno sforzo programmatorio e di indirizzo che però, lungi dal superare le debolezze dei documenti annuali di programmazione economica, appare segnato da un intento accumulatorio di progetti e istanze che si giustappongono;
considerato inoltre
che il contesto economico fragile e debole era evidente già prima della pandemia, e che su di esso ha agito la crisi distruggendo la capacità produttiva di alcuni settori, la Commissione propone di intervenire per ridurre la fragilità pregressa con le risorse rese disponibili dal Recovery Fund, ma senza dimenticare che il Paese ha mezzi, risorse e capacità produttive inespresse, ricchezza finanziaria e di capitale sociale che occorre liberare per ripercorre il cammino dello sviluppo e della maggiore equità;
la riduzione delle disuguaglianze è un obiettivo che sormonta e prevale sugli altri, anche perché la stessa disuguaglianza è un freno allo sviluppo, impoverisce sempre di più gli stessi ceti sociali e provoca scarsa fiducia nel futuro, emigrazione e denatalità;
che per tali motivi la risposta europea, che il Governo ha contribuito a realizzare, next generation eu, rappresenta una opportunità storica che non possiamo sciupare;
vanno privilegiati interventi trasversali e di sistema, maturi e già pienamente coerenti fin d’ora con i grandi obiettivi condivisi in sede europea (digitale, green, sanità, cultura, grandi infrastrutture materiali e immateriali) e vanno individuate precise responsabilità realizzative, con tempistiche veloci e procedure trasparenti e limpide per attuare questi interventi.
Ciò premesso,
la Commissione condivide gli obiettivi individuati nelle linee guida, esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni:
- La sospensione delle regole fissate dal Patto di stabilità non è sufficiente a dare respiro e continuità alla politica di bilancio fortemente espansiva e di sostegno all’economia per evitare l’ingigantirsi degli effetti della crisi; una sospensione di tali regole per un decennio sarebbe un elemento di certezza sull’indirizzo delle istituzioni europee, garantendo le condizioni per progettare la ripresa e ridurre progressivamente e gradualmente il deficit e il debito;
- La definizione dei progetti di grande respiro e la realizzazione degli investimenti strutturali, per dimensioni e complessità, necessitano di una preventiva individuazione di percorsi di riprogrammazione degli interventi da effettuare con le stesse modalità procedurali e con il pieno coinvolgimento del Parlamento
- Il completamento delle infrastrutture digitali nel campo dall’amministrazione tributaria, fiscale e finanziaria (compresi anche gli enti territoriali) costituisce la precondizione affinché la riforma della disciplina tributaria (tipologia di reddito imponibile, sistema del prelievo, semplificazione e introduzione di sistemi volti a superare gli oneri dichiarativi) possa giovarsi della interoperabilità delle banche dati, di una completa e esatta conoscenza del patrimonio immobiliare pubblico e privato, di una amministrazione fiscale che, abbandonando metodi induttivi e di catastizzazione del reddito, sia in grado di predeterminare le somme dovute, con il pieno consenso degli operatori economici. Attraverso il completamento dell’infrastruttura e con ingenti investimenti in personale specializzato sarà possibile la gestione dei flussi informativi provenienti dalle attività economiche (ad es. consumo di energia elettrica, compravendita di beni immobili, assunzione di personale, gestione dei rifiuti ecc.) e superare le iniquità del prelievo che oggi caratterizza il sistema tributario, ridando ossigeno a tutti gli operatori economici che scelgono di produrre ricchezza in Italia. La stessa digitalizzazione sarà alla base della giustizia tributaria che dovrà conquistare tempi e certezza in grado di favorire sia il singolo contribuente che l’Erario. La completa conoscenza del patrimonio immobiliare privato (unendo tutte le azioni pubbliche e private che appartengono alla costruzione/gestione degli immobili a qualsiasi titolo, dall’urbanistica alla tutela del patrimonio artistico, alla compravendita tra privati, agli atti notarili e la lotta al riciclaggio) è uno straordinario fattore di sviluppo: dal governo del territorio, alla riqualificazione delle città e dei siti industriali, al turismo, alla tutela ambientale, al contrasto delle ecomafie tutto passa attraverso la mappa digitale dei beni immobili, dei terreni, dei boschi, delle spiagge e del loro utilizzo. In tale campo l’adozione di strutture informatiche di archiviazione con metodi criptografici, come la blockchain, aprirebbe la strada a organizzazioni amministrative orizzontali, diffuse, condivise e non centralizzate.
- Ancora sul fronte tributario, appare necessaria l’introduzione di meccanismi e strumenti di prelievo espressamente dedicati alle grandi aziende che controllano Internet, sia come motori di ricerca e di connessione sia come motore di profitti. Ciò al fine di superare i noti problemi di territorialità tributaria. Anche per tale aspetto la dotazione di eccellenza delle risorse e del personale del comparto tributario consentirà di varare un prelievo sulla ricchezza attribuibile all’utilizzo dei dati digitali, nei confronti delle società e imprese estere anche non residenti in Italia, i cui proventi oggi sono marginalmente intaccati dal prelievo sugli introiti pubblicitari ai sensi della legge cosiddetta legge web tax. Potrebbe considerarsi maturo il tempo di una misura tributaria che individui nel flusso di dati che fuoriesce dal Paese per effetto di transazioni o di comunicazioni sulle piattaforme sociali o di business on line, l’imponibile per l’applicazione di un’aliquota fissa. Essa sarebbe pienamente conforme alla sovranità fiscale perché non intaccherebbe i redditi dichiarati all’estero, ma solo la fonte di ricchezza derivata dalla partecipazione di soggetti residenti al traffico di dati digitali. Non inciderebbe, inoltre, sul costo dei consumi e sugli acquirenti, poiché l’imponibile sarebbe costituito da un elemento massivo e non riconducibile al singolo, se non nella veste di destinatario dei flussi di dati.
- Allo stesso modo l’infrastruttura digitale potrà consentire una ampia circolazione tra gli operatori dei titoli di credito e debito verso e dalla pubblica amministrazione, immettendo capacità finanziaria nel circuito economico altrimenti congelata nelle maglie di procedure di recupero crediti e di vincoli di regole di contabilizzazione pubblica.
- La sostenibilità ambientale come obiettivo del futuro economico passa anche attraverso l’utilizzo della leva fiscale volta a scoraggiare consumi di beni non ambientalmente sostenibili, dai carburanti a determinati materiali, e all’incentivo di energie alternative, con particolare attenzione all’idrogeno e eolico off shore.
- L’obiettivo della competitività e robustezza del tessuto economico si unisce a quello di sostegno alle filiere produttive e avrà un respiro nazionale solo se si concentrano risorse per superare definitivamente, nell’arco di un quinquennio, il dualismo economico tra territori. Incentivi e agevolazioni non al singolo operatore economico, bensì ad organismi collettivi, di stampo consortile che nel Mezzogiorno d’Italia non hanno mai attecchito poiché vinto da familismo, individualismo predatorio, dissipazione clientelare di risorse pubbliche. Non le zone a fiscalità privilegiata, ma comparti a fiscalità privilegiata: sistema bancario mutualistico, consorzi di produzione di beni, gestione dell’accoglienza turistica, in grado di condividere innovazione per operare in una logica di unicità del sistema territoriale. Nella logica della globalizzazione infatti vince l’unicità del territorio, inteso come somma di beni immateriali e non divisibili (ambiente pulito e bene gestito, filiera agroalimentare a km zero, gestione scientifica del patrimonio artistico, valorizzazione delle comunità locali e borghi antichi).