“La storia della nostra terra” è la nuova rubrica su questo portale, una serie di articoli a cura dello storico e Avvocato Antonio V. Boccia che ci accompagna in un percorso di scoperta storica della Basilicata. Buona lettura!
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La novità del modello organizzativo -societario e cittadino- che fu presente nel Mezzogiorno bizantino durante il corso del decimo e, soprattutto, nell’undicesimo secolo, mediante la nascita di una prima forma di borghesia civile, può per alcuni versi essere considerata anticipatrice dello stesso modello ‘comunale’ che, poco dopo, sorgerà nelle maggiori sedi municipali del centro-nord d’Italia. Di fatti, come si è visto, è facile rinvenire in questi ultimi municipi, circa un secolo più tardi, le varie caratteristiche di autonomia che già si erano andate sviluppando, nell’alto medioevo, all’interno delle città più importanti del Sud Italia -pugliesi, lucane e calabresi- grazie alle esperienze vissute tra il 960 ed il 1070, ossia nell’ultima fase di appartenenza all’impero romano d’oriente.
In seguito, tuttavia, vicende storiche difformi creeranno un autentico spartiacque tra le aree della Penisola: nel Sud assisteremo, infatti, alla creazione di un’entità statale unitaria ‘normanna’ che si distacca dall’impero di Costantinopoli, con una ‘monarchia’ che diviene indipendente. Essa, subito dopo la fase di assestamento e con l’utilizzo del sistema feudale, farà scomparire le autonome istituzioni comunali del Mezzogiorno, chiamate diakratesis (le quali erano ben presenti nell’Italia meridionale bizantina, dove avevano cominciato a radicarsi a cavallo dell’anno Mille).
Infatti, tra 1070 e 1080, il Sud dell’Italia verrà conquistato per intero dai guerrieri normanni: inizialmente fu Rainolfo Drengot, a giungere nel Mezzogiorno e a ottenere la terra di Aversa. Poco dopo, però, emerse tra le altre la famiglia degli Altavilla: infatti Guglielmo -detto ‘il braccio di ferro’- divenne conte di Melfi (1043), e poi Roberto il Guiscardo fu riconosciuto dal papa come Duca di Puglia e Calabria (1059). D’altronde, l’armata bizantina, guidata da Argiro, non riuscì a fermare gli invasori e, contemporaneamente, vennero scardinati gli ultimi possedimenti di longobardi.
Quindi, il Papa riconobbe come legittimo conte il normanno Ruggero che, tra il 1060 e il 1091, riuscì a riprendere definitivamente la Sicilia dagli arabi. In breve tempo, quindi, tutta l’Italia del Sud divenne una signoria dei normanni, i quali tuttavia mantennero in piedi l’impalcatura burocratica bizantina. Con Ruggero II, incoronato formalmente dal Papa con il titolo di ‘re di Sicilia’, nel 1130 si ebbe l’unificazione di tutte le conquiste normanne in Italia meridionale e la nascita di un regno feudale dinastico, che però ebbe vita breve, come vedremo.
La monarchia normanna seguirà, quindi, un suo percorso complessivo e generale di carattere verticistico che, man mano, annullerà del tutto il ruolo delle municipalità e delle sue istituzioni; e che sarà peculiare, nel bene e nel male: per questo motivo, il successivo cammino istituzionale delle città del nord e del sud ltalia sarà inverso, perché le città ‘romanico-bizantine’ grandi e piccole, che avevano allontanato il sistema feudale, ritorneranno ad esso, esattamente al contrario di ciò che avverrà dalla Toscana verso il settentrione. A questo proposito si può portare l’esempio pratico che ci forniscono due città-simbolo dell’epoca, come Venezia e Napoli, le quali già all’epoca erano importantissime sedi portuali strategiche (peraltro già autonome dal potere imperiale di Bisanzio sin dal decimo secolo): piccole ‘città stato’, entrambe rette da un sistema ducale proto-bizantino, esse -a causa degli eventi differenti che accadono nel nord e nel sud della Penisola- seguiranno, nel corso del tempo, due modelli di sviluppo completamente diversi, anzi completamente antitetici.
Tale sarà ovviamente il destino, il medesimo, per le città lucane e per tutte le altre civitas del Mezzogiorno: quindi, al contrario di quanto comunemente si ritiene, l’arrivo dei normanni nel Mezzogiorno, con l’imposizione di nuove istituzioni e di una struttura fortemente centralizzata, inizialmente provocò nell’Italia peninsulare del sud un relativo stallo nell’amministrazione del territorio e, di conseguenza -se non generò un vero e proprio rallentamento dell’economia locale, già organizzata sui modelli romei (essendo quei territori oramai dipendenti solo formalmente dall’impero d’Oriente) comunque causò un ‘non incremento’.
Chiarito ciò, è possibile parlare brevemente di alcuni fatti relativi al periodo in esame. In primis specifichiamo che, una volta conquistata la Basilicata, i normanni -pur creando numerose contee- si adattarono alle suddivisioni zonali bizantine, per quel che atteneva alla giustizia: si può spiegare così il motivo per cui nella ‘Basilicata’ -ossia l’ex Lucania, che proprio da essi verrà definita tale negli atti- restano in piedi due distinti giustizierati; del resto ciò viene fatto a ragion veduta, siccome l’area meridionale era grecofona ed aveva evidentemente bisogno di restare distinta dal resto della regione (come è stato evidenziato di recente nel saggio ‘La difesa del Synoro’). La solida ‘grecità’ della vecchia Loukanìa bizantina, del resto, resisterà per altri due secoli: tant’è che più tardi lo stesso Federico ll, nel corso del Duecento, dovrà far tradurre in greco le Constitutiones melfitanae.
Tuttavia la Basilicata normanna durò appena cento anni, ossia fino al 1196: essa si presentava senz’altro come unitaria, anche se inizialmente rimase suddivisa in due giustizierati: tuttavia, al pari del resto del regno, essa è come se fosse stata composta da tanti piccoli stati, i feudi, che erano delle suddivisioni amministrative (ognuna delle quali faceva capo ad un ‘conte’ e raggruppava più centri abitati). Durante questo periodo i centri feudali più importanti che possiamo citare sono le città di Melfi, Matera, Potenza, Brienza, Venosa, Tursi, Marsico, Chiaromonte, Acerenza, Santa Sofia, Revisco, Tricarico, Lauria, Vitalba, Lavello, Monte peloso, Uggiano, Rapolla, Sant’ Anastasio, Castrocucco, Teana, Torre Bollita, Montescaglioso, Carbone, Spinazzola, Lagonegro, Banzi, Forenza.
Finalmente le fonti scritte di questo periodo, pur non numerose, ci aiutano in parte a effettuare una ricostruzione compiuta: infatti nell’anno 1144, all’interno del giustizierato meridionale di Basilicata, abbiamo ad esempio notizia certa della presenza di un barone di Lauria, tale Gibel -probabilmente Gilbert– che esercita le funzioni di ‘giustiziere’ per la Valle del Sinni, ossia per l’area meridionale (e greca) della regione.
Formalmente sottoposta al potere dell’imperatore degli Svevi -e non più a quello di Costantinopoli- tuttavia nel 1196 l’Italia del regno normanno (e, con essa, ovviamente pure la nostra Basilicata) subirà un forte sconvolgimento, che la porterà a scomparire in modo improvviso e imprevisto: di fatti l’insofferenza di molti baroni all’imperatore Enrico, figlio di Federico il barbarossa, costerà molto caro ai vari feudatari.
In realtà la violenza degli svevi si era già manifestata apertamente: a Lagonegro un ambasciatore germanico venne derubato di una borsa contenente diciotto tarì in oro, e la punizione fu terribile per la città: infatti vennero catturati diciotto abitanti e poi, siccome il ladro non venne fuori, essi vennero portati come ostaggi dalle milizie, sino a Melfi, ed impiccati uno alla volta, a mò di esempio, ad ogni tappa nella quale la colonna si fermava.
I disordini e le proteste contro le ingerenze tedesche ebbero comunque inizio, da parte dei baroni, attorno al 1194: accadde tutto quando Guglielmo lll, di appena nove anni, figlio dell’ultimo re normanno -Tancredi- era stato destituito dall’imperatore Enrico, per impossessarsi della corona; sicchè la gran parte dei feudatari normanni rimasti fedeli a Guglielmo, nel giro di due anni, venne imprigionata per tradimento e poi uccisa con metodi crudelissimi, dopo terribili sevizie: alcuni baroni vennero accecati ed evirati prima di essere impiccati, altri furono bolliti vivi, altri chiusi nei sacchi e poi annegati con dei massi legati al collo, altri ancora impalati, e altri vennero infine segati a metà all’altezza della pancia e poi dati alle fiamme.
Scomparirà così l’intera ‘classe dirigente’ normanna, composta dai discendenti di cavalieri valorosi che, per circa un secolo, avevano invero amministrato con intelligenza la nostra regione ed il Mezzogiorno, creando un regno autonomo, ed anche conformandosi alle tradizioni locali, e rispettando, ad esempio, la grecità della Basilicata meridionale. Al posto di quei baroni oramai amalgamati con il territorio, giunsero vari feudatari tedeschi con cui si aprirà un’altra breve stagione, cioè la fase degli Svevi, con premesse infauste, che però saranno fortunatamente smentite dai fatti: eventi dei quali ci occuperemo nella prossima parte della rubrica.