Inauguriamo una nuova rubrica su questo portale, una serie di articoli a cura dell’Avvocato e storico Antonio V. Boccia che ci accompagna in un percorso di scoperta storica della Basilicata. Buona lettura!
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La Basilicata esiste, in quanto regione? A questa domanda, che apparentemente è scontata e banale, si potrebbe rispondere negativamente o positivamente, a seconda dei punti di vista.
Convenzionalmente, sotto il profilo giuridico, la risposta non può che essere affermativa: giacché la Carta Costituzionale approvata nel 1948, nel mutare il nome alla Lucania in chiave antifascista, volle riprendere l’antico appellativo regio che era nato con i normanni e che, attraverso svevi e aragonesi, si era tramandato anche con i Borbone. Quindi questo coronimo era rimasto in auge dal regno di Napoli sino all’ unità d’Italia.
Ciò detto, notiamo invece che -sotto il profilo storico e fors’anche sociologico- non possiamo accontentarci di una risposta di per sé parmenidea, nel senso che la nostra regione esista in quanto, sic et simpliciter, è una mera divisione amministrativa italiana (che essa, cioè, esista semplicemente quale regione, anche perché, come direbbe Parmenide, ‘ciò che è non può non essere’).
Infatti, vi è da rimarcare un fattore decisivo: sia la “Basilicata”, sia -prima ancora- la “Lucania”, hanno subìto nel corso del tempo una serie di variazioni e di modifiche non solo nominali, ma anche e soprattutto dal punto di vista concreto (ossia di quello che risulta essere il territorio geografico ricompreso in esse); e inoltre sono state infatti abitate da diverse popolazioni. Cosa, quest’ultima, da cui non possono non essere derivate una serie di conseguenze, anche di carattere socio-antropologico che hanno ingenerato delle diversità.
Altre ineludibili domande da porsi, sono le seguenti: Basilicata o Lucania? Ma perché due nomi? E, se siamo lucani, allora i basilicatesi chi sono? A tali quesiti, tuttavia, daremo riscontro più innanzi, anticipando solo questo: che -paradossalmente, ma neanche tanto- la nostra regione nel suo profondo non ha una sola anima (ma due, o forse anche di più).
Con questa premessa diviene possibile accennare alle genti che hanno abitato la regione (o porzioni di essa) nell’ambito dell’evoluzione cronologica che ha caratterizzato il territorio in esame: in primis, possiamo dire che, morfologicamente, la prima ‘Lucania’ -ossia quella conosciuta dagli storici, con una buona approssimazione- è certamente quella che troviamo posta all’interno dell’impero romano d’occidente, in quanto facente parte della III Regio: ossia, è la cosiddetta ‘Lucania Vetus’ che, all’epoca, era amministrativamente unita con il Brutio (cioè all’odierna Calabria).
Di questa circoscrizione abbiamo delle rappresentazioni cartografiche, basate sugli in sostanza scritti degli autori classici del mondo latino. Si tratta dell’area geografica i cui confini vanno, a nord est, dalla zona sottostante il fiume Sele e, a sud, fino al Lao-Mercure; sul Tirreno essa comprende poi il golfo di Policastro; mentre invece a nord ovest raggiunge il Bradano e lo Jonio. Questo territorio, grosso modo, va pertanto a coincidere con la parte centro sud occidentale e centro sud orientale dell’odierna regione, ossia con la fascia sinnica e con il metapontino, ricomprendendo anche il vallo di Diano ed il Cilento e la Calabria settentrionale, ma escludendo l’area basentana e il Vulture. E’ questa, dunque, la Lucania antica: la quale -come sappiamo- non corrisponde in pieno all’ area che costituisce l’odierna Basilicata.
Ritornando alla cronologia degli eventi, con un’attenzione relativa agli abitanti, aggiungiamo questo: attorno al settimo secolo avanti Cristo lungo i lidi orientali della regione (cioè nei pressi di quella che diverrà la jonica Metaponto) sbarcarono le popolazioni provenienti da varie città della Grecia: si trattò, in questo caso, di una migrazione esterna, ovviamente, finalizzata a colonizzare quei medesimi territori, in parte ricadenti nella Apulia (siamo pur sempre nel Golfo di Taranto). Gli Elleni, di fatto, convissero con gli Enotri e i Choni, ossia con quelle genti autoctone italiche che avevano vissuto in questi nostri posti per centinaia di anni, in maniera pacifica; ciò accadde per lo meno sino all’arrivo dei guerrieri lucani, i quali a loro volta si stabilirono nell’originaria ‘enotria’, così sospingendo gli Enotri nella regione sottostante. Infatti i Lucani, che provenivano dall’Umbria e che erano una tra le popolazioni osche più bellicose (quindi di origine indo-europea), scacciarono gli enotri con la forza dalle terre abitate e, a questi, non rimase altro che spingersi verso il Bruzio.
I Lucani conquistarono le città greche di Pestum, Pixunte e Laos, ma non Turi, Eraclea e Metaponto. Inoltre, fondarono insediamenti fortificati a Serra di Vaglio, Cersosimo antica, in cima al Monte Coppolo di Valsinni, a Torretta di Pietragalla, a Pomarico e a Satriano.
In base a quanto detto, quindi, è utile osservare che, circa sette secoli prima della venuta di Cristo, quindi cinquecento anni prima dell’arrivo dei romani, una migrazione interna alla Penisola aveva sconvolto lo stato di cose esistente in questa area geografica, la quale per l’appunto prese a chiamarsi ‘Lucania’ (propendiamo per questa tesi, e non per quella che vede i Lucani prendere il nome dalla terra, giacché essa certamente si chiamava Enotria e non Lucania). Lucani e greci saranno in lotta per molto tempo, per motivi di carattere culturale e anche per il predominio territoriale, ma le popolazioni greche riusciranno a conservare i lidi, utili per rimanere in contatto con la madre-patria, mentre i lucani preferiranno adattarsi a vivere in fattorie, site nell’interno della loro terra.
In ogni caso, con la nascita dei primi nuclei abitativi (gran parte dei quali di lingua ellenica) la situazione resta pressocché immutata, fino all’arrivo dei romani -di cui si è appena fatto cenno- che avverrà circa due secoli prima di Cristo. Sarà, quindi, la volta dell’occupazione compiuta dai romani e, perciò, della grande e celeberrima battaglia di Eraclea, combattuta nell’anno 280 avanti Cristo tra i soldati epiroti sbarcati sul litorale lucano (con degli esotici elefanti), alleati dei Lucani, e le milizie repubblicane di Roma. Alla fine sarà Roma a prevalere e, nella regione, verranno fondate colonie e municipi e, inoltre, verrà imposto -direttamente o indirettamente- l’utilizzo del latino (anche se occorre dire che, mentre l’idioma lucano scomparve, la lingua greca invece sopravvisse).
E’ in errore, perciò, chi pensa che siano state le popolazioni barbariche ad invadere la nostra regione, a partire dal quinto secolo dopo Cristo: nel senso che la nostra terra, comunque la si guardi, nella realtà è sempre stata meta di genti e popolazioni provenienti da ogni dove; e anche più tardi, durante l’alto medioevo, dalle freddissime lande germaniche, con i longobardi, nonché dalle coste illiriche e persino dall’Anatolia, con i bizantini, giungeranno uomini dalla provenienza più disparata.
Come abbiamo visto, tutto questo è accaduto già a partire dalla fase protostorica; ma si tratta di un fenomeno migratorio che è perdurato fino ad epoche molto più recenti e vicine a noi: ad esempio, si è riproposto con l’arrivo in massa degli albanesi, scacciati dai turchi e accolti a più riprese nel reame di Napoli (e, quindi, pure in Lucania). Migrazioni di massa si sono inoltre susseguite nel quindicesimo e nel sedicesimo secolo; poi anche nel corso del diciassettesimo e, anche se in forme più ridotte, fino ai primi decenni del diciottesimo secolo. Senza dimenticare che, dal basso medioevo in poi, oltre a normanni, svevi e spagnoli, non sono mancati cospicui arrivi di gente di fede valdese, persino dal Piemonte, che si è stanziata ed ha saputo rivitalizzare antichi centri ormai scomparsi, in quanto disabitati da tempo.
Con tali presupposti, pian piano, nel corso di questa rubrica cercheremo di ricostruire i più importanti eventi che hanno riguardato la storia della nostra terra.