“La storia della nostra terra” è la nuova rubrica su questo portale, una serie di articoli a cura dell’Avvocato Antonio V. Boccia che ci accompagna in un percorso di scoperta storica della Basilicata. Buona lettura!
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Nella prima parte del nostro excursus storico abbiamo illustrato l’area geografica chiamata ‘Lucania’ (non certo la regione detta ‘Basilicata’ che, invece, apparirà dopo svariate centinaia di anni). Si è detto che essa consisteva, grosso modo, nel territorio già abitato dagli Enotri, pur non coincidendo perfettamente con la Lucania dell’età repubblicana di Roma; quindi ricomprendeva certamente l’odierna Basilicata occidentale e quella centro-meridionale, la Calabria tirrenica e tutto il Cilento (arrivando fino al fiume Sele).
Si è inoltre chiarito che la popolazione indigena, che probabilmente era originariamente conosciuta come ‘chona’, venne poi definita ‘enotra’ dagli Elleni (con un deciso richiamo ad enos, in quanto essa era dedita a culti religiosi che privilegiavano l’utilizzo del vino): furono i primi ad essere giunti dalle nostre parti mediante una migrazione esterna. E si è detto pure che la pacifica convivenza tra Choni/Enotri e Greci, prettamente fondata sul commercio, fu interrotta in maniera brusca dall’arrivo delle genti osche: i Lucani, per l’appunto. Con questa nuova migrazione, stavolta interna, venne a crearsi una situazione che da un lato vedeva una serie di insediamenti, di grandi fattorie e di centri abitati di marca lucana posti più nell’interno della regione, dall’altro centri costieri di prevalente marca greca.
Ma, a cominciare dal terzo secolo avanti Cristo in poi, da queste parti giungeranno i soldati di Roma, ad ondate successive, i quali fonderanno varie città: pertanto ci sembra giusto, pur con i tanti limiti derivanti dalla scarsezza delle informazioni, accennare brevemente alle principali città presenti in Lucania, durante le due fasi -quella repubblicana e quella imperiale- che coprono un periodo durato oltre cinquecento anni.
Premettiamo doverosamente che, essendo i confini della Regio modificatisi nel tempo -e ciò accadde anche durante questo periodo- le città generalmente ritenute lucane, come Venusia, Akeruntia e Metaponto, ad esempio, si trovavano originariamente in Apulia; mentre invece Cyrela e Blanda (che sono oggi in Calabria), nonchè Tegianum, Cosilinum, Posidonya ed Eburum (che oggi sono in Campania) nella fase repubblicana si trovavano invece in Lucania. Peraltro, le suddivisioni amministrative completamente stravolte durante la fase imperiale, quando la Lucania venne unita al Brutio nella cosiddetta Regio lll.
Ciò detto, parliamo di alcune tra le principali città romane, tra le quali la più importante era senz’altro Grumentum, una sorta di capoluogo: cosa che, del resto, ci viene oggi testimoniata dal grandioso sito archeologico, nel quale è stato riportato alla luce appena un decimo della sua superficie complessiva. La città di Grumentum risale al lll secolo avanti Cristo, anche se non si può escludere a priori una sua precedente esistenza, rispetto alla civitas fondata (o rifondata) dai romani. In realtà, per i romani la ‘fondazione’ di una città era un atto sacro e solenne: quindi la ‘deduzione’ dava origine a una entità nuova e sacrale, che nulla aveva a che vedere con un eventuale insediamento precedente.
La città si estendeva lungo un’importante strada via Herculea, tra Venusia ed Eraclea, per cui rappresentava un importante snodo, sia sotto il profilo strategico-militare che per il commercio. Era murata ed aveva sei porte, coprendo un perimetro di circa tre chilometri. L’impianto urbanistico era di forma oblunga e si articolava su tre decumani paralleli, intersecati ad angolo retto dalle strade secondarie, secondo il sistema ortogonale tipico delle città romane.
Venusia, in quanto colonia, venne fondata contemporaneamente a Grumentum, tra Lucania e Apulia, quindi in una posizione molto strategica: si tratta infatti di un avamposto fortificato, originariamente realizzato durante le guerre sannitiche.
Dopo la rivolta di Annibale la città, spopolata, venne dedotta nuovamente, mediante l’invio di nuovi coloni. Con l’apporto di questi, la città acquisì un grande sviluppo, anche grazie alla sua collocazione privilegiata, lungo la via Appia, che la collegava direttamente al porto di Brindisi.
Abbiamo notizie precise sull’abitato: nell’89 a.C. ottenne il titolo di municipium, con il diritto di cittadinanza romana per i suoi abitanti. Nel 65 a.C. nel municipio nacque e visse la propria adolescenza il poeta Quinto Orazio Flacco, poi trasferitosi nella capitale. Nel 43 a.C. i triumviri ne espropriarono l’ager publicus distribuendolo tra i veterani dell’esercito e, in tal modo, fu ripopolata ulteriormente la città.
Bantia, sotto il profilo culturale e giuridico è forse il centro romano che ha assunto la maggior rilevanza, in quanto è stata rinvenuta la celebre ‘tabula’ –una lastra di bronzo ritrovata nel 1790 in agro di Oppido- che ne ha permesso di ricostruire l’ordinamento giuridico e anche di ricostruire l’idioma lucano (perché è scritta in osco ed in latino).
C’è da dire, infatti, che le colonie istituite da Roma erano di due tipi: latine e romane. Nelle colonie latine venivano insediati cittadini romani, latini e a volte italici, i quali acquistavano la cittadinanza latina della colonia, la quale formalmente risultava autonoma ed alleata di Roma. L’ordinamento delle colonie latine ricalcava quello dello stato romano con un senato, assemblee popolari e magistrature, avevano leggi e contingenti militari autonomi e potevano battere moneta.
E’ probabile che Bantia esistesse già, in quanto colonia: ma, in base alla tabula, sappiamo che il municipium applicava tutte le normative romane. Difatti i sei paragrafi riguardano le disposizioni sul censo, sui comizi giudiziari, sulla procedura civile, sul cursus honorum e su altre materie minori.
Di contro, fra le antiche colonie greche della Lucania vetus, accenniamo in questa sede a Metapontum, città posta nel golfo di Taranto la quale, unitamente alla vicina Siris, fu una delle più importanti città della Megale Hellas sin dal settimo secolo avanti Cristo. Essa divenne un rinomato insediamento per la produzione artigiana di ceramiche, oltre che importante centro culturale: Pitagora, infatti, vi si trasferì nel 532 a. C. con la sua scuola filosofica. Fu teatro di epiche battaglie tra italici e romani, come quella di Pirro (280 a. C.) e di Annibale (207 a. C.).
Il suo antico fascino greco è testimoniato dall’area archeologica (in primis dalle famose Tavole Palatine monumentale esempio di tempio extraurbano edificato in stile dorico, che risalgono infatti al 530 a. C.).
L’antico centro cittadino era posto a circa cinque chilometri dalle ‘Tavole’, laddove gli scavi hanno consentito di riportare alla luce la zona sacra con i suoi quattro templi e l’Agorà, dominata da un teatro che poteva contenere circa ottomila spettatori.
Quanto a Potenza, la città oggi capoluogo è di fondazione molto antica e, probabilmente, doveva essere ab origine una colonia posizionata nei pressi del fiume Basento: tant’è che un autore come Caio Velejo Patercolo, in età augustea, nel libro primo della sua opera Historiae Romanae la menziona come Potentia romanorum e ne parla come di una città fondata durante il II secolo avanti Cristo.
Altre città note, esistenti nella Lucania greco-romana, ed intese genericamente come civitas, ovvero come municipi o colonie (alcune di essere certamente pre-romane): Nerulum, Anxia, Satrianum, Acceptura e Matheola. Di questi antichi centri si sa poco, ma tutti e cinque i plessi potrebbero riservarci notevoli sorprese se, nel futuro, fossero oggetto di una seria campagna di scavi.
Un’ultima civitas lucana da menzionare -di cui purtroppo è andata perduta persino la memoria storica del nome- doveva trovarsi nei pressi dell’odierna Rivello (dove infatti sono stati rinvenuti molti resti): essa doveva essere posizionata, evidentemente, lungo una diramazione della via Popilia. Nei pressi del centro odierno della valle del Noce sono visibili dei ponti d’epoca romana, che ci fanno comprendere la frequentazione della zona durante l’epoca che ci interessa. Purtroppo l’antico sito non è stato adeguatamente indagato, al pari degli altri: ma il luogo in cui si ergeva l’insediamento è conosciuto e, non a caso, ancora oggi viene indicato dalla micro-toponomastica come ‘città’.