Come tutti coloro che l’hanno vissuto, ho nitido il ricordo di quella sera del 23 novembre del 1980. Con mio padre, eravamo impegnati in una lunga e affollata riunione sulla riunificazione socialista nella sede politica di via Scotellaro, dove oggi sorge la mia casa.
Erano più o meno le 19 e 30 quando il pavimento ci apparve d’improvviso ballare come sul Titanic. Insieme ai compagni fuggimmo tra le scale e aspettammo che quei novanta secondi cessassero. Fummo fortunati, altri non lo furono.
Non lo furono in tanti comuni dell’Irpinia e in tanti comuni della nostra Lucania dove molti persero la vita e altrettanti casa e beni. Non lo furono i fedeli in preghiera nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Balvano. Settantasette morti, quasi tutti adolescenti.
Se ci penso, mi sento male.
Cominciai da subito, in auto, a girare per i comuni lucani e per quelli irpini di confine, per provare a dare aiuto, a individuare i danni e le necessità principali. Si aprì allora una stagione di ricostruzione, con luci e ombre ma con uno sforzo straordinario e soprattutto di grande unità tra le forze politiche, di grande consapevolezza.
Uno spirito che dovrebbe animare anche oggi i nostri tempi difficili.