Nonostante l’erosione subita da socialisti e liberali, la coalizione europeista (i popolari avanzano) ha i numeri per esprimere una maggioranza nel nuovo Parlamento Europeo. Ed è ciò che avevamo previsto con l’incognita di cosa farà la Meloni e gran parte dei Conservatori di cui è leader rafforzata dalle urne.
La Meloni sarà della partita non solo perché rappresenta una forza consistente nel PE ma anche perché come Capo di Governo siede nel Consiglio Europeo dove verosimilmente si terranno le danze per realizzare l’intesa sui ruoli preminenti, la Presidenza della Commissione, del Consiglio e del Parlamento e l’Alto rappresentante per la politica estera.
Quel che non avevamo previsto sono le dimensioni della svolta a destra che è avvenuta in alcuni Paesi chiave come la Francia e la Germania che storicamente sono il fulcro, con il sodalizio italiano, del motore della integrazione europea.
Sopratutto in Francia si è consumato un repentino e drammatico colpo di scena con il Presidente Macron che ha sciolto l’Assemblea legislativa e ha convocato le elezioni politiche anticipate. Macron risponde all’avanzata Lepenista con una scommessa non semplice ma forse senza alternative: sperare che il pericolo della destra Lepenista incoraggi la convergenza di tutti gli altri come è avvenuto nel passato e, grazie al sistema elettorale a doppio turno, permetta di ricacciarla nell’angolo.
Oppure, al peggio, che il candidato della Le Pen vada a governare, tanto lui (Macron) rimane Presidente con i poteri veri che in Francia sono a tale figura assegnati. E nel giro di qualche anno la furia populista alla prova del Governo si spegnerà.
Certo il sostegno ufficializzato dal capo dei Gollisti al candidato lepenista sia pure con tanti mal di pancia interni, non va trascurato.
Non si sa come andrà a finire, tuttavia risulta poco probabile che prima delle elezioni francesi si possa raggiungere una quadra a livello europeo. E così la previsione più attendibile di un accordo con la Von der Leynen presidente di Commissione, la Metsola Presidente del Parlamento, Costa presidente del Consiglio e Kallas Alto rappresentante, appare condizionata da ciò che sta accadendo in Francia.
Come sia accaduto che il vento anti europeista e nazionalista sia cresciuto e stia procurando questa empasse è una domanda che non può essere elusa.
Crisi economica e crescita della inflazione con la decisione tardiva della BCE di ridurre i tassi di interesse, dichiarazioni inopportune come quelle relative all’invio di truppe di terra, immigrazione e lentezza degli europeisti nel decidere le cose attese dai cittadini , sono cause forti che chi ha a cuore il destino dell’Europa non può sottovalutare. Delors disse al Parlamento Europeo “il nazionalismo è la guerra”… oggi si potrebbe dire “la guerra è il nazionalismo“.
E Putin se la gode!