Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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CHI SONO I GIOVANI LUCANI? SCOPRIAMOLO INSIEME.
La “restanza”, di cui parla Carmen Mare durante la sua intervista, apre a riflessioni interessanti che indurrebbero a premiare chi ha il coraggio di restare a vivere nel posto in cui è nato e cresciuto.
E la “restanza” è sacrificio e aumenta in modo proporzionale alla capacità di amare le proprie radici. Ecco perché l’indomita Carmen non si ferma di fronte a nulla, impegnandosi con tutte le sue forze per il piccolo borgo che continua a vivere e ad amare con orgoglio e dignità. E’ brava davvero Carmen e di certo farà grandi cose per la sua comunità perché il sacrificio e l’impegno premiano sempre quando non si molla mai.
Se dovesse fare una breve presentazione di se stessa, cosa ci racconterebbe?
Sono Carmen Mare, ho 26 anni e abito in una piccola comunità di San Fele. Ho conseguito una Laurea Magistrale in Politiche, Istituzioni e Territorio lo scorso 25 maggio. Ho studiato a Fisciano conseguendo anche lì la Laurea Triennale in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali. Sono una ragazza molto attiva nel mio territorio, mi piace aiutare gli altri, le persone più deboli e amo stare con i bambini. Ho molte ambizioni nella vita e soprattutto credo nel mio territorio.
Perché i giovani lasciano la Basilicata?
Una domanda un po’ triste a cui rispondere. Purtroppo l’esodo dei giovani negli ultimi anni è aumentato, non a caso, nel mio lavoro di tesi mi sono trovata ad analizzare dati Istat relativamente alla mobilitazione giovanile nella nostra Regione e i dati sono preoccupanti. Molti sono costretti a far le valigie e prendere un treno per cercar lavoro, altri per motivi di studio. Spesso mancano anche stimoli esterni e opportunità che, magari, altre realtà possono offrire e che qui da noi mancano. Tante volte dipende anche dalla società in cui un giovane viene fuori. Crescere in un piccolo borgo di montagna è diverso dal crescere in un centro polifunzionale ricco di servizi e di occasioni per migliorarsi.
Cosa offre ai giovani il posto in cui lei vive?
Il mio è un piccolo Paese poco più di duemila abitanti. E’un bellissimo borgo di montagna, che invito a visitare per le Cascate e per la ricca biodiversità che ha da offrire. Il tasto dolente, bisogna ammetterlo, è la mancanza di associazionismo locale. Ci sono associazioni, c’è la Pro loco, però vedo e noto che manca quella relazione che fa da collante in una piccola realtà, che dovrebbe far tesoro delle bellezze e delle autenticità del luogo.
Cosa manca nel suo paese per migliorare la qualità della vita dei giovani o di chi vive in Basilicata?
Potrei collegarmi alla domanda precedente. Io credo molto nel mio territorio, non a caso, ho scelto di rimanerci. Cito un antropologo che ho avuto modo di studiare nel corso dei miei studi, Vito Teti. Lui ha sempre parlato del tema della “restanza”. Chi resta nei propri luoghi, vive l’inedita esperienza dei paesi che si sono spopolati, che sono a rischio di estinzione. Il restare non è sinonimo di pigrizia o un segno di debolezza, ma deve essere interpretato come un vero e proprio fatto di coraggio. Ciò che manca nel mio Paese è proprio questo secondo me. Bisogna non abbandonare le proprie origini, con esse usi, tradizioni e costumi. Per ovviare a questo problema, secondo me, occorre crederci.
Qual è il suo sogno per la Basilicata?
Sono una persona abbastanza positiva nella vita. Questo mi porta a vedere il bicchiere mezzo pieno. Voglio credere nelle Istituzioni, però esse da sole non possono agire senza il supporto di una cittadinanza attiva. L’obiettivo da raggiungere, a mio avviso, dovrebbe essere quello di sensibilizzare le Comunità della Basilicata, tutte, indistintamente, coinvolgendo i piccoli borghi che contano i mille abitanti e quelle con più di diecimila abitanti per un unico scopo: riqualificare la nostra terra. Ciò che mi auguro, è che nell’avvenire scatti quello spirito di relazione tra le diverse realtà, che aiuti nel credere e nell’emancipare la nostra regione.
Conosci un lucano che ha fatto cose straordinarie per la Basilicata?
In realtà no. Però mi farebbe piacere conoscere e scoprire.
Credi nella forza dei giovani?
Tantissimo. Io credo che i giovani siano il sistema linfatico della nostra realtà. Senza giovani non c’è vita. Ecco perché l’imperativo per i prossimi anni è frenare questo esodo giovanile dalla nostra Regione, ideare alternative che inducano a restare e non ad abbandonare questi luoghi. Non a caso, uno dei temi che ho sviluppato anche nel mio lavoro di tesi è quello di intrattenere i giovani del Vulture-Melfese attraverso la creazione di una start up che investa nel settore agroalimentare, diffondendo e promuovendo i prodotti tipici e con essi anche un po’ assaporare usi e costumi dei nostri territori. L’auspicio è che la mia idea possa fare da monito ai tanti giovani che per motivi di lavoro sono costretti ad andar via.
Cosa vi manca più di tutto?
Sicuramente ciò che manca è la presenza di infrastrutture. Il mio Paese essendo un piccolo borgo di montagna, soffre di una mancanza di una serie di servizi. Per qualsiasi necessità, bisogna raggiungere il paese più vicino che dista 10 minuti. Mancano palestre, centri ricreativi, luoghi per i giovani. Ciò che manca, oltre a questo, è l’associazionismo, quella relationship che permetterebbe di migliorare la quotidianità della nostra realtà.
Come ti immagini tra dieci anni?
E’ una bella domanda, impegnativa, ma interessante. Sicuramente per il mio percorso di studi da Europrogettista, spero di essere una donna in carriera, indipendente e spero di rimanere nel mio territorio. Il mio obiettivo è quello di migliorarmi sempre, di mettermi alla prova e di affrontare qualsiasi sfida. Sono una persona abbastanza tenace, so quello che voglio e spero di riuscirci come ho fatto finora. Spero di essere cittadina attiva, di offrire il mio contributo per il sociale e di vedere il mio territorio svilupparsi.