Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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CHI SONO I GIOVANI LUCANI? SCOPRIAMOLO INSIEME.
“Le ragazze e i ragazzi intraprendenti e affidabili sono la vera forza della Basilicata”. E’ un postulato che va ripetuto come un mantra perché lo sentano tutti. A volte, si fa fatica a riconoscere la forza dei giovani e le loro proposte rischiano di rimanere parole senza effetto, producendo in loro l’incapacità di credere in se stessi e il conseguente svantaggio di un indebolimento della società. Ma Donato Marraudino, salandrese di venticinque anni, non si lascia scoraggiare da chi non lo ascolta. Lo vediamo attivo su mille fronti. In questi giorni, per esempio, è impegnato a supportare tutti coloro che non riescono a fare la prenotazione del vaccino anti – Covid 19 tramite il sistema di Poste Italiane. Un’attività molto semplice, eppure Donato si impegna con tutto se stesso anche per risolvere le cose semplici. Per questo, ci tengo a ringraziarlo e a evidenziare l’importanza delle idee dei giovani lucani che scelgono di rimanere o di andare via.
Parlaci di te…
Sono Donato Marraudino, da 25 anni orgogliosamente cittadino di uno splendido centro della provincia di Matera, Salandra. Nel Settembre 2020 ho colto una grande sfida personale e di comunità, rappresentare la cittadinanza in Consiglio Comunale, con una squadra amministrativa che si prefigge di favorire la coesione interna della comunità e al tempo stesso riportare la stessa ad occupare un ruolo da protagonista nello scenario regionale, con particolare riguardo al miglioramento della qualità della vita per i giovani.
Perché i giovani lasciano la Basilicata?
Spesso è la popolazione più giovane e più intraprendente a soffrire l’assenza di possibilità di realizzazione nella nostra Regione. Si parla spesso di “fuga di cervelli” verso il Nord, si tratta, da un certo punto di vista, di un “esilio forzato” determinato da politiche che non hanno creato le giuste motivazioni a restare, costringendo spesso i giovani lucani ad una formazione fuori Regione che si evolve in opportunità lavorative lontane dalla realtà di origine.
Che cosa offre il tuo Paese ai giovani?
Credo che sia necessario guardare al futuro, chiedendosi quanto e cosa le singole realtà locali potranno offrire ai lucani di domani. Sarà fondamentale far tesoro di quanto accaduto nei duri mesi della pandemia, registrando un ritorno dei giovani nei paesi, come conseguenza dello smart working. La vera sfida sarà creare le condizioni affinché i singoli centri e, più in generale, le Regioni del Meridione possano “competere” con le grandi metropoli, favorendo il lavoro al sud, il cosiddetto south working, con un programma di interventi che miri ad un rientro dall’esilio.
Cosa manca nel tuo paese per migliorare la qualità della vita dei giovani o di chi vive in Basilicata?
Mi verrebbe da dire che nei centri lucani non manca nulla, o meglio, che vi sono le condizioni favorevoli per un rilancio degli stessi partendo dall’intraprendenza dei giovani. Ciò che finora è mancato è una politica di sviluppo dei servizi che permette di colmare il gap in termini di qualità della vita rispetto alle altre Regioni, puntando, in particolare, sulla promozione territoriale e sulla riscoperta dei luoghi, in grado di generare un plus valoriale per istituzioni, imprese, cittadini.
Qual è il tuo sogno per la Basilicata?
Credo che l’esperienza di Matera 2019 sia solo un’anteprima di quanto in alto possa puntare la Basilicata in termini di sviluppo, scommettere sulle risorse tangibili e intangibili della nostra Regione potrà permettere alla stessa di rappresentare la Penisola oltre i confini nazionali, trasformandosi in una calamita per gli investitori, al fine di invertire il trend negativo delle “partenze”.
Conosci un lucano che ha fatto cose straordinarie per la Basilicata?
Tutti i lucani che fino ad ora hanno deciso di scommettere sulla propria terra, e tutti coloro che lo faranno in futuro, permettendo al tessuto produttivo locale di svilupparsi e di resistere, sono degni di menzione come autori di “cose straordinarie per la Basilicata”. A mio avviso, ciascun cittadino di questa terra deve mirare a creare qualcosa di straordinario per la stessa, per far conoscere e sviluppare il più possibile il potenziale di questa Regione.
Credi nella forza dei giovani?
Credo nella forza dei giovani lucani, credo soprattutto nella forza di scrollarsi di dosso l’etichetta di “giovani” e di dimostrare che la ricostruzione non può non tener conto delle spinte di innovazione e delle competenze. Questa forza va però alimentata dai cosiddetti “grandi”, che dovranno essere in grado di ascoltare le esigenze dei giovani intraprendenti e, di concerto, costruire lo scenario migliore per affermarsi in Basilicata.
Cosa vi manca più di tutto?
Ciò che manca è proprio l’alleanza costruttiva tra le generazioni che possa permettere una convivenza produttiva. Istituzioni, imprese, cittadini devono creare una rete di scambio per far fronte alle esigenze di ognuno, velocizzando il processo di crescita, per non rimanere indietro rispetto alle realtà extraregionali.
Come ti immagini tra dieci anni?
Il sogno, nemmeno tanto nascosto, mio e della maggior parte dei miei coetanei è di poterci realizzare nella terra in cui siamo nati, contribuendo allo sviluppo delle singole realtà locali, al fine di superare l’atavica questione dell’”esilio forzato”. L’auspicio è che la bussola di ciascuno, anche fra dieci anni, possa continuare a puntare verso la Basilicata.