Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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Sobrietà, solidità di pensiero e azione politica sono le principali caratteristiche che rappresentano Salvatore Margiotta. Lo si coglie facilmente dalle sue parole che, peraltro, guardano al futuro con positività, cosa non di poco conto in questi giorni di pandemia. Partendo da un passato di studente universitario, anni in cui non mancano energie e volontà per cambiare il mondo, il senatore Margiotta instancabilmente continua a lavorare per la Basilicata, esprimendo, in questo, il suo principale interesse tutto volto a superare il vecchio schema: quello che fa della Basilicata un’isola felice. Focus principale del suo impegno politico è dunque la riduzione del gap infrastrutturale per creare una regione che non sia capace soltanto di accogliere, ma anche di accompagnare.
La sua esperienza a servizio della Basilicata è maturata attraverso un percorso formativo che le ha consentito di entrare gradualmente sulla scena politica lucana. Quali sono stati i momenti salienti della sua formazione politica e come ha contribuito con il suo impegno allo sviluppo e alla crescita del territorio lucano?
Sono sempre stato attratto dalla politica fin dai tempi del liceo che frequentavo a Potenza, la mia città. In quel periodo ho ricoperto il ruolo di consigliere d’istituto. Negli anni successivi, quasi al termine degli studi universitari, mi sono avvicinato al movimento giovanile della DC. La mia vera, significativa e importante formazione politica si è sviluppata lì. Quelli erano tempi in cui tutti i partiti davano grande importanza alla formazione dei giovani e delle classi dirigenti. Il mio primo incarico fu proprio quello di dirigente formazione del movimento provinciale; organizzavamo corsi di tre giorni in cui invitavamo tecnici, giuristi, politici per discutere i temi più importanti della politica e dell’attualità. Erano giornate estremamente partecipate, con almeno 150 giovani che venivano da tutta la provincia di Potenza per partecipare ai corsi. La conclusione di queste tre giorni veniva affidata sempre a Emilio Colombo, che è stato uno straordinario uomo delle istituzioni e uno dei più illustri esponenti dell’area politica cristiano democratica.
Quali erano le tematiche che argomentavate durante i corsi formativi?
Si discuteva di dottrina sociale della Chiesa, del futuro dell’Europa, del pensiero cattolico democratico e del senso stesso dell’impegno politico. A quei tempi non ci si improvvisava: ci si formava in modo serio perché la politica era intesa nella sua accezione più alta e, dunque, si studiava e si approfondiva molto.
Qual è stato il risultato della sua attività di partito e quali erano i principi ispiratori dell’azione politica da lei intrapresa?
La mia attività politica per un lungo periodo è stata prevalentemente di partito. Sono stato segretario dei giovani DC, segretario provinciale e regionale del Partito Popolare prima e della Margherita dopo. Per quasi dieci anni questa è stata la mia principale attività politica. In quella fase mi sono dedicato con grande impegno alla costruzione del centro-sinistra, dell’Ulivo, del rapporto con i DS. Senza quell’impegno, mio e di tanti altri, la storia della Basilicata sarebbe stata un’altra. Non sarebbe nato il primo centro-sinistra lucano, con Di Nardo Presidente, grazie all’accordo con i DS, che ha dato vita a 25 anni di guida della Regione, che seguirono quelli della DC. Si tratta di successi fondati su un grande senso di unità e solidarietà che oggi andrebbe recuperato e che dovrebbe ispirare l’azione degli esponenti della politica e delle istituzioni.
Durante il suo impegno in Parlamento ha sempre avuto un occhio speciale per la Basilicata sul tema dei lavori pubblici. Quali sono i risultati raccolti?
Dal 2006 comincia il mio impegno nelle Istituzioni dove ho ricoperto il ruolo di deputato nella commissione lavori pubblici e ambiente per due legislature. Il tema dei lavori pubblici è diventato il mio focus principale, anche quando sono stato eletto al Senato, insieme all’attività svolta come esponente della Commissione Bicamerale di Vigilanza RAI. Oggi, da quando ho ricevuto l’incarico di sottosegretario al MIT, il mio lavoro è rivolto in via prioritaria alla riduzione del gap infrastrutturale tra il Mezzogiorno e il resto del Paese, con un occhio di riguardo proprio alla Basilicata. Le buone notizie degli ultimi giorni riguardano l’Alta Velocità. Nell’elenco delle 58 opere prioritarie che il Governo ha inviato alle camere rientrano, infatti, importantissime opere ferroviarie: la Ferrandina-Matera, finanziata per 365 mln di euro; il potenziamento, con caratteristiche di alta velocità, della Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia, del valore di 1477 mln di euro; il potenziamento con caratteristiche di alta velocità della Salerno-Reggio Calabria, del valore parziale di 2 mld di euro. Le ultime due troveranno finanziamento anche nel Recovery Plan.
Con la caduta della Prima Repubblica lo scenario politico lucano è cambiato. Cosa rimpiange di quegli anni?
Nella precedente risposta ho fatto riferimento ai tempi della costruzione del centro-sinistra nella fase di transizione tra la Prima e la Seconda Repubblica. Quell’operazione non sarebbe mai stata possibile se non avessimo potuto contare sulle qualità politiche di grande spessore dei dirigenti di tutti i partiti che concorsero a costruire quello scenario. Il centro-sinistra lucano fu in quegli anni un esempio plastico di come tre tradizioni, democratico cristiana, socialista e comunista seppero superare distanze e differenze per dare vita a un periodo non solo di successi elettorali ma di buon governo. Della Prima Repubblica rimpiango l’esistenza di partiti veri, strutturati, capaci di procedere a una vera selezione della classe dirigente; una selezione fondata sulla qualità politica e non sui pacchetti di tessere. Una classe dirigente non improvvisata ma che aveva affrontato, come ho raccontato, un lungo e serio percorso di formazione ispirato da menti brillanti e profonde.
Se queste sono le premesse, cosa pensa manchi al Paese?
In tal senso, ciò che manca al Paese in questo momento è la strutturazione di soggetti politici plurali che abbiano una legittimità sociale. Deve essere chiaro che la qualità della democrazia dipende in larga misura dalla capacità dei partiti di strutturarsi attorno alla comprensione profonda delle esigenze, delle fratture e delle aspettative del Paese. Si tratta di un fatto determinante per il quale serve riaffermare un’idea di partito che riannodi le fila di un rapporto fra politica e culture. La grande crisi che sta attraversando la democrazia rappresentativa, a maggior ragione in questa fase di crisi, richiede un impegno per vitalizzare la dinamica democratica a cominciare dalla costruzione di soggetti politici forti, articolati, plurali capaci di raccogliere consenso.
Non per diffondere scoramento, ma come valuta il livello della politica dei tempi attuali (in cui i social hanno soppiantato il modello “romantico” della comunicazione politica, quello classico, fatto di piccoli gesti come: attaccare i manifesti, aprire e chiudere le sezioni, il tesseramento) e cosa propone per recuperare il romanticismo della politica e, quindi, il contatto con le persone?
Credo che, una volta superata questa tragica emergenza sanitaria, economica e sociale, il desiderio di una politica “vecchio stile” tornerà a farsi sentire. Tornerà, cioè, la voglia di ritrovarsi, di discutere e di riflettere. Sarà necessario riaffermare la complessità perché questa crisi ha ulteriormente dimostrato come per problemi complessi non esistano soluzioni semplici e che il messaggio immediato dei social non risponde in alcun modo alle pressanti richieste dei cittadini. In questo senso, penso davvero a un indispensabile rafforzamento del senso di comunità fondato sul confronto. Per me la politica resta questa cosa qui. Quella che ho raccontato prima. Un tempo le sezioni facevano riunioni periodiche aperte in cui si costruivano legami molto forti. In Lucania non abbiamo perso questa abitudine ma, ovviamente, non è confrontabile con gli anni che ho descritto. Credo, o almeno spero, che vivremo una fase di riscoperta del gusto di fare politica. Si tratterebbe di un toccasana anche per la nostra democrazia rappresentativa. Così non fosse, temo perderemmo la politica del tutto e sarebbe un fatto devastante per la qualità stessa della democrazia.
Cosa serve oggi alla Basilicata per superare le emergenze e costruire un futuro migliore…
Innanzitutto, per essere coerenti con quanto detto, serve ricostruire una struttura di partiti che sappiano ripensare il loro ruolo nella società, partendo da quattro punti cardine: formazione, selezione della classe dirigente, leadership ed elaborazione della proposta politica. Serve far ripartire l’economia e per riuscirci dobbiamo mettere in campo una consistente ripresa degli investimenti pubblici, in particolare nel settore delle infrastrutture. Dovremo cercare di emulare la stagione avviata negli anni 60. Ma non bastano le risorse: è del tutto evidente, infatti, che senza una classe dirigente all’altezza non riusciremo a fare nessun salto di qualità. Oggi, e lo dico con grande rammarico, non esiste una classe dirigente a ogni livello capace di affrontare con determinazione e visione le sfide del presente. La ripresa economica è strettamente connessa alla capacità di avere idee, programmare, avere visione sul futuro della Basilicata. Bisogna lavorarci subito, sperando che lo vogliano fare, soprattutto, le giovani generazioni senza le quali è inutile illudersi possa esserci un domani migliore di oggi.