Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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CHI SONO I GIOVANI LUCANI? SCOPRIAMOLO INSIEME.
Leggendo quest’intervista spesso sorriderete perché Nicola Ragone, giovane lucano di Salandra è un pensatore ironico di un’intelligenza raffinata e pungente. Nicola è un lavoratore instancabile e di professione fa il regista, insegue i suoi sogni con dignità e amor proprio. Sempre ben piantato a terra mantiene la parola data e guardando positivamente al futuro porta avanti il suo compito, strizzando l’occhio alla Basilicata e al suo popolo. Sa bene che la sua terra è preziosa e che per migliorarla occorre resistere e mettere in moto un atto di forza che leggerete tra le righe di questa bellissima intervista.
Parlaci di te…
Mi piace tanto il nome che ho e vorrei restare bambino a vita. L’incoscienza e la purezza che caratterizza la nostra infanzia è la più pura forma di arte. E ancora oggi cerco di rimanere ancorato a quella fase della vita. E questo è vitale per il mio lavoro e forse anche per la vita stessa. Mi sento nomade e girovago, con una grande voglia di scoprire mondi lontani dal mio. Mi sento fortunato perché fare il regista e lo sceneggiatore ti permette di esplorare luoghi della fantasia molto distanti dai tuoi.
Perché i giovani lasciano la Basilicata?
Per cercare altrove. Per cercare quello che la nostra regione non offre. Per scoprire nuove forme di dialogo. Quello che manca di più in Basilicata è proprio il confronto, lo scambio di punti di vista, di sguardi, di visioni. Per non far partire i giovani bisogna creare nuovi “affacci sul mondo”, che siano contrastanti, diversi, estremi, a volte anche folli ed incoscienti.
Cosa offre il tuo paese ai giovani?
Offre l’aria. La luce. Un respiro che ti regala energie rarissime. Non è vero che manca il lavoro, perché i nostri paesi sono degli spazi di sperimentazione molto più liberi di quelli che si possono incontrare in città. Quando ritorno nel mio paese vedo che la gente vive bene. Si lamenta, ma vive bene. Vive con un ritmo molto diverso rispetto a quello a cui sono abituato. Ogni luogo ha un ritmo. Un battito. Una pulsazione. Per vivere bene in un luogo bisogna respirare al suo stesso ritmo, ma la cosa più difficile è individuare quel battito.
Cosa manca nel tuo paese per migliorare la qualità della vita dei giovani o di chi vive in Basilicata?
Mancano i luoghi di incontro. Mancano gli spazi di aggregazione e i punti di riferimento. Manca la comunicazione tra le diverse generazioni, manca il coraggio di osare. Per disincrostare le piaghe di un sistema occorre il salto nel vuoto, un atto di forza e di resistenza quotidiana. Occorre uscire dal perimetro e dalle zone di confort, occorre rischiare e mettersi in pericolo. Occorre essere disperati, ma veramente. Solo in quel caso, forse, l’urgenza ci porterà ad aggregarci.
Qual ‘è il tuo sogno per la Basilicata?
Che sia Basilicata. Che sia Sud. Che sia Lucania. Adesso non lo è. Perché? Perché non ha un’identità forte come altre regioni. Siamo ancora troppo anonimi. La prima cosa su cui dovremmo lavorare tutti insieme, in tanti modi diversi, è proprio la costruzione di un’identità riconoscibile, di un’immagine riconoscibile, senza campanilismo. Abbiamo bisogno di entrare nell’immaginario collettivo per quello che siamo veramente, senza tutte le alterazioni che hanno utilizzato i nostri colonizzatori.
Conosci un lucano che ha fatto cose straordinarie per la Basilicata?
L’anarchico Michele Mulieri perché ha lottato per dare identità ad un pezzo di terra. La sua storia, sconosciuta ai molti, è una storia di riscatto e ribellione, di ingiustizie e continue rinascite, è il racconto della creazione di un mondo altro, di un’isola libera e indipendente. Per me è un esempio, non di lotta contro il sistema, ma di resistenza al dramma della vita. E potrei citarne molti altri. Anche il brigante Crocco ha fatto cose buone per la Lucania, in un certo qual modo. Per fare cose straordinarie per la nostra terra bisogna resistere e non rassegnarsi. Come Mulieri, come Crocco, come Carmine Donnola.
Credi nella forza dei giovani?
Credo nella forza dei giovani, nella forza di questo tempo. Credo nel loro sguardo, perché nuovo, vivo e originale. Credo nei linguaggi che si rinnovano, nei generi che si mescolano. Nel punk e nella musica trap. Nel western-pop e nella narrazione seriale. Credo al nostro tempo e cerco ogni giorno di leggerlo per quello che è, imparando tanto dal passato e dalla storia. Credo in una mescolanza tra passato e presente che guarda al futuro, forse perché non sono più adolescente, ma non mi sento ancora adulto.
Cosa vi manca più di tutto?
Mancano i maestri, mancano gli interlocutori, mancano gli uditori. Manca l’ascolto delle generazioni precedenti. Manca l’ascolto di un sindaco, di un preside. Mancano quelli che incoraggiano i tuoi sogni, quelli che li stroncano, mancano le parole, i testi, le scritture, i film necessari. Mancano i perché.
Come ti immagini tra dieci anni?
Uguale ad oggi. Ma completamente diverso.