Poche parole per introdurre la mia rubrica “Basilicata. La storia, la politica, il suo popolo”.
Ritengo che la conoscenza sia una grande risorsa, come anche un’ottima opportunità di crescita, e sono convinta che entrare nelle radici profonde di un territorio, specialmente in quelle del proprio territorio, sia un’esperienza che richiede tempo, sacrificio e dedizione per crescere con consapevolezza.
E’ un po’ come ricostruire l’albero genealogico della propria famiglia perché, in fondo, la Basilicata è una grande famiglia.
La mia rubrica rappresenta il mio impegno per i lettori lucani e non, per questo mi auguro che siate invogliati a leggere le storie che vi propongo con la stessa forza che mi caratterizza e mi induce a divulgare quanto più possibile la bellezza delle radici a cui appartengo. Raccoglierò le testimonianze di quanti hanno concorso a realizzare il quadro politico e la storia della Basilicata, utilizzando al meglio le potenzialità del territorio.
Buona lettura!
Rosita Stella Brienza
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Un’intervista, la sua, che mostra la forza di appartenenza ideologica come spinta umana alla condivisione di valori tra più persone per ritrovarsi, poi, insieme nella vita come fratelli di partito.
Un’intervista semplice, quella di Giansanti, schietta e spontanea in cui il proprio sè e nell’altro, per riprendere il filosofo francese Paul Ricouer. Non a caso, Antonio Giansanti avrebbe indicato una fotografia, definendola come “sua preferita”, in cui sono ritratti i suoi fratelli ideologici, riuniti alla fine di un comizio del partito socialista. Tra i presenti: il Senatore Mimì Pittella, l’onorevole Elvio Salvatore, Fernando Schettini e il neosindaco di Tramutola: Gabriele Di Mauro. La fotografia potete trovarla in archivio (foto gallery).
La sua esperienza a servizio della Basilicata è maturata attraverso un percorso formativo che le ha consentito di entrare gradualmente sulla scena politica lucana. Quali sono stati i momenti salienti della sua formazione politica e come ha contribuito con il suo impegno allo sviluppo e alla crescita del territorio lucano?
La mia partecipazione attiva alla vita della sezione è cominciata all’età di sedici anni. Era qui che rimanevo per ore, soprattutto quando si svolgevano assemblee degli iscritti, dibattiti e confronti anche vivaci su idee e proposte atte a migliorare la società e a far sviluppare la comunità sui principi di giustizia e uguaglianza. Ecco, questi anni rappresentano oggi per me quelli più importanti per la mia formazione politica.
L’amicizia e la collaborazione con l’onorevole Elvio Salvatore leader dei socialisti lucani e quella con l’onorevole senatore Mimì Pittella, che affidò al sottoscritto, in qualità di segretario provinciale della FGSI il figlio Gianni di appena 14 anni per partecipare al congresso nazionale dei giovani socialisti a Venezia nel 1972, è stata di straordinaria importanza.
La mia prima elezione a consigliere comunale con la conseguenziale nomina ad assessore e vice-sindaco all’età di 28 anni, in quanto primo degli eletti della lista PSI di Rionero in Vulture. La elezione a sindaco nella successiva consiliatura e la elezione a presidente della Unità Sanitaria Locale n.1 di Basilicata sono stati fondamentali durante il mio iter formativo.
Con la caduta della Prima Repubblica lo scenario politico lucano è cambiato. Cosa rimpiange di quegli anni?
Rimpiango l’organizzazione dei partiti: avevano sedi, funzionari, organi, democrazia interna, riunioni e incontri per definire scelte e linee politiche.
Sul piano politico, quali personaggi hanno tentato l’impossibile per realizzare cambiamenti e migliorare le condizioni economiche e sociali in Basilicata?
I personaggi che hanno bene operato e hanno tentato l’impossibile per migliorare la Basilicata sono: Emilio Colombo e Vincenzo Verrastro della Democrazia Cristiana; Elvio Salvatore, Mimì Pittella e Michele Cascino del Partito Socialista Italiano; Donato Scutari e Ignazio Petrone del PCI e Giuseppe Covelli del PSDI.
Non per diffondere scoramento, ma come valuta il livello della politica dei tempi attuali (in cui i social hanno soppiantato il modello “romantico” della comunicazione politica, quello classico, fatto di piccoli gesti come: attaccare i manifesti, aprire e chiudere le sezioni, il tesseramento) e cosa propone per recuperare il romanticismo della politica e, quindi, il contatto con le persone?
Purtroppo il livello della politica di oggi è basso e i social hanno contribuito a peggiorare la situazione. La politica è diventata il luogo dell’apparire. E’ litigiosa con campagne elettorali permanenti, con messaggi e propaganda futili, senza idee, proposte e nemmeno programmi. La politica di oggi non insegna, non forma e non educa.
In questi ultimi anni solo il Papa riesce a dire cose semplici e belle che un tempo erano appannaggio dei partiti e linee guida per il bene comune.
Propongo di far resuscitare i partiti con idee e principi ispirati al confronto democratico, debellando i partiti e i movimenti personali. I giovani devono partecipare e aderire ai partiti non per il leader ma per i programmi e gli obiettivi che quel partito vuole perseguire. Chi fa politica deve stare con la gente e in mezzo alla gente per capire problemi e situazioni e insieme impegnarsi per affrontarli e risolverli. Guardarsi negli occhi stare “gomito a gomito”. Bisogna lavorare per unire, rispettarsi, difendersi anche se si aderisce a partiti diversi. In questo modo si può combattere l’antipolitica, il qualunquismo e ritornare alla solidarietà e fratellanza ridando la sublimità che spetta alla politica e a tutti coloro che abbracciano questo mestiere difficile. Per superare le emergenze e costruire un futuro migliore serve progettualità che parta dai Comuni fino alle Provincie, alla Regione per generare maggiore sintonia fra loro e premiare i virtuosi.
Cosa ritiene possa essere importante oggi per superare le emergenze e costruire un futuro migliore in Basilicata?
Formare una classe dirigente capace e autonoma, non imposta da poteri centrali (Roma su Potenza e Matera) (Potenza e Matera sui Comuni).
Puntare a impegnarsi a favore del turismo, dei servizi, dell’imprenditoria giovanile, delle strutture sanitarie centrali e soprattutto territoriali, dell’agricoltura e dell’artigianato soprattutto per recuperare quello scomparso nei nostri paesi e quello che è prossimo a scomparire.